Un cuore che accoglie

QUARTA DOMENICA DI AVVENTO – Anno A

Mi ricordo che ventidue anni fa’ come in questi giorni si cominciava ad organizzare ormai in modo sempre più preciso la visita del Papa a Como, prevista per il maggio 1996. Tante persone impegnate in settori diversi, le comunità parrocchiali ed i gruppi allertati per un avvenimento unico. Insomma, un vero e proprio comitato di accoglienza esteso a tutta la diocesi per una visita storica. È dall’inizio dell’Avvento che utilizziamo questa immagine così bella: quella dell’attesa di una persona particolarmente cara che viene a farci visita. Ci stiamo preparando, ed ora che manca appena un giorno al grande evento, possiamo usare la parola giusta: accoglienza. Ebbene, la Parola di Dio oggi ci aiuta a riflettere, mettendoci davanti agli occhi due modelli diversi di «comitato organizzativo per l’accoglienza di Dio».

La prima lettura ci parla del re Davide, il quale, dopo aver posto la sua residenza a Gerusalemme in una bella casa costruita con legname pregiato, si preoccupa perché l’arca dell’alleanza – cioè il contenitore di legno in cui erano racchiuse le tavole della legge – stava ancora sotto una tenda. Davide chiama il profeta Natan e gli manifesta la ferma volontà di costruire un tempio di pietra quale abitazione terrena di Dio. Il Signore risponde: «Non tu, Davide, mi farai una casa, ma io farò a te e alla tua discendenza una casa!».

La pagina evangelica ci presenta Maria, che riceve dall’inviato di Dio l’annuncio della sua divina maternità, rimane turbata, gli domanda «Come è possibile» e poi accoglie pienamente il progetto divino con il suo «Eccomi».

Ho detto che ci troviamo di fronte a due modelli diversi di accoglienza. Proviamo ad immaginare che Dio ci avesse mandato a dire: «Sentite, io vengo a farvi visita, ma pensate voi ad organizzare la mia venuta». Ebbene, come avremmo organizzato la Sua venuta? Come ci saremmo comportati? Da dove avremmo cominciato? Come avremmo fatto? Avremmo fatto come il re Davide: «Ci penso io, caro Dio, ti costruisco il più grande albergo a cinque stelle che si possa immaginare; poi faccio in modo che ci siano tutte le televisioni collegate in mondovisione; invito i Capi di Stato e le autorità più importanti… Sarà un evento memorabile, una grande festa!». Non è andata così, e il Natale è lì a raccontarci che, quando Dio si è fatto carne, non c’era posto per lui nemmeno nel più scalcinato degli alberghi di Betlemme, e al posto delle autorità c’erano… il bue, l’asino e i pastori. Non è andata così. Dio è stato molto prudente e ci ha fatto capire: «Sentite, cari miei, io vi vengo a trovare, vengo sulla Terra, ma state buoni, ci penso io, me lo organizzo da me il comitato di accoglienza». Del resto alla decisione di Davide di costruire un tempio aveva risposto: «Che cosa pretendi! L’universo non mi può contenere e tu penseresti di infilarmi dentro una casa fatta di mattoni?». Parecchi anni più tardi, però, Colui che l’universo non può contenere vuole infilarsi… nel grembo di una donna – una umile e giovanissima donna di un paesino della Palestina, non certo una principessa famosa – e va a chiederle il permesso, vuole che ella sia disponibile. Cioè: organizza lui il comitato di accoglienza a modo suo, facendo scelte controcorrente, ma poi ha bisogno di tanti «Eccomi» per venire: quello di Maria, quello di Giuseppe…

È bellissimo questo progetto di Dio, che vuole aver bisogno di Maria. E Maria non dice a Dio: «Non preoccuparti, Dio, te la faccio io una casa, ti organizzo io tutto quanto!». No, Maria dice a Dio: «Eccomi Signore, la casa sono io!». Maria ci insegna questo: Dio non cerca qualcuno capace di farGli una casa, a Dio importa che noi diventiamo, ognuno di noi, una casa per Lui. Dio vuole che noi ci vuotiamo di tutto il nostro fare, di tutto quello che siamo capaci di organizzare, di immaginare, per essere capaci di ospitare soltanto Lui. Davvero grande questo Dio che si fa piccolo! Ed è esattamente il quarto cuore del nostro percorso, un cuore che accoglie. È stata operosa la nostra attesa? Sì. Adesso, però, prepararsi significa svuotarsi di tutto per accogliere solo Lui. Ma come possiamo accoglierlo, se l’universo non Lo può contenere? Se noi, come Maria, ci facciamo casa per Dio, siamo mille volte più grandi dell’universo.

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