Il peso… delle ali

QUATTORDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A

Se potessimo girare per la città e vedere ciò che sta dietro i volti e i corpi delle persone, ebbene, vedremmo sicuramente… tanti gioghi. La bocca proclama sicura: «Sono libero», ma l’uomo è oppresso, affaticato, soggiogato ad uno dei tanti gioghi che la nostra civiltà ha moltiplicato: il giogo del divertimento e quello del lavoro, il giogo dei giorni dal lunedì al venerdì e quello del fine settimana, e poi ancora il giogo della televisione, del sesso, del danaro, del successo, della carriera, della palestra e del benessere fisico, dell’immagine, della macchina, del computer, di internet, del telefonino… Dal più grande al più piccolo, i gioghi abbondano, anche se difficilmente troverai qualcuno disposto ad ammettere che il suo collo è soggiogato ora a questo ora a quel giogo oppure a più gioghi insieme. Certo è che la pagina evangelica odierna, iniziata con una esplosione di gioia bene augurante, si è conclusa con un comando che ha scarse probabilità di successo per la mentalità di oggi. Esattamente un invito a prendere su di sé un giogo. Un altro. E del peggior tipo, si direbbe, essendo un giogo religioso, quindi pericoloso, da eliminare, perché, secondo la mentalità corrente, toglie libertà all’uomo. Gesù non teme la solitudine se afferma: «Prendete il mio giogo sopra di voi». Aveva cominciato bene, riconoscendo che l’umanità è oppressa e affaticata. E poi finisce con il proporci anche lui un giogo, il suo! Promette che è dolce, che si tratta di un carico leggero? Ma perché dovremmo credergli?

Per rispondere è opportuno sgombrare il campo da un falso presupposto che il nostro mondo ci ha fatto acquisire, vendendocelo come una sicurezza al di sopra di ogni sospetto. Ci hanno fatto credere che l’uomo è un essere totalmente libero, nel senso che è autonomo nella costruzione della propria esistenza. Ebbene, un uomo siffatto è pura teoria, non esiste, va contro natura, perché è la natura a dirci con evidenza che l’uomo è creatura, dipendente sin dal primo momento del suo concepimento. Gesù non crede a questa teoria dell’uomo totalmente libero e autonomo. Ecco perché non si esime dal proporre il suo giogo. È un giogo particolare, che – potremmo dire così – fa parte del patrimonio genetico della natura umana così come Dio l’ha pensata, voluta e creata. L’uomo è uomo, anzi è più uomo se prende su di sé il giogo di Gesù Cristo, uomo perfetto. L’uomo è veramente libero se accetta di far dipendere la sua libertà di creatura dall’Amore del Creatore. In fondo, questa è l’unica possibile vera libertà che l’uomo possa esercitare, perché l’altra – quella continuamente contrabbandata come tale – è pura teoria, non esiste.

Vi faccio un esempio che sant’Agostino – commentando questa pagina evangelica – aveva rivolto ai suoi fedeli sedici secoli fa’. «Il mio carico è leggero», dice Gesù. D’accordo, però ha pur sempre un certo peso. Ma – diceva il vescovo africano – «il carico di Cristo è tanto leggero che solleva. Devi considerare che questo carico è per te come per gli uccelli è il peso delle ali; se gli uccelli avranno il peso delle ali, si alzeranno a volo, ma se saranno loro tolte le ali, rimarranno a terra». Bella questa immagine! Il giogo di Cristo è per l’uomo come le ali per un uccello: come questi, senza il peso delle ali, non vola, così l’uomo senza Cristo non s’eleva a Dio. Se potessimo domandare ad un passerotto se le sue ali gli sono di peso, certamente egli sorriderebbe, e userebbe forse le stesse parole di Gesù per definire quel peso benedetto di cui Dio lo ha dotato: «Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero».

Inoltre, Gesù non è un Dio lontano che si limita a ricordarci in che cosa consista la nostra natura umana. È un Dio che ha preso su di sé il giogo della nostra natura e ci ha insegnato a portarlo: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore». Gesù non è una dottrina arida scritta in un libro, ma è una vita che incarna le parole che dice. Mitezza ed umiltà sono il dolce peso che solleva l’anima, sono gli «ammortizzatori» che ci permettono di sopportare tutti i colpi dell’esistenza. Mitezza ed umiltà di cuore sono il segreto della vera libertà umana. Sono le nostre ali, e Gesù vuole che da Lui impariamo ad usarle.

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