SESTA DOMENICA DI PASQUA – Anno A
C’era una pubblicità di un gestore telefonico che qualche anno fa ci tormentava con uno slogan apparentemente innocuo. Diceva: «Tutto intorno a te». Espressione per nulla innocua. Anzi, se lo prendiamo sul serio, questo slogan potrebbe essere una moderna descrizione dell’inferno. Il filosofo francese Jean Paul Sartre sosteneva che «l’inferno sono gli altri». Egli pensava che l’inferno sono gli altri che mi impongono i loro problemi e mi costringono a uscire da me stesso ed a relazionarmi con loro. Ora, quanto più lo sono gli altri che dovrebbero girare attorno a me come pianeti al loro sole! Nessuno di noi, in quanto creatura, è capace di essere il centro gravitazionale attorno a cui ruota tutto. Se lo desidera e prova a realizzarlo, la sua vita diventa una tragedia, anche perché se tutti dicono «tutto intorno a me», il risultato reale è la guerra di tutti contro tutti.Ciascuno vuole essere il sole attorno a cui gira tutto e non accetta di essere il satellite di nessuno… Che cosa c’entra questa pubblicità con il vangelo di oggi? Gesù non la pensa come Sartre, ma nemmeno usa lo slogan del «tutto intorno a me». Gesù non teme affatto la relazione con gli altri, anzi ne fa il caposaldo della vita. Non poteva che essere così, visto che Egli viene a rivelarci che Dio stesso, nel suo mistero, è relazione di persone, Il Padre con il Figlio attraverso lo Spirito Santo. Il modo della relazione si chiama «amore», e l’amore è il centro del messaggio di Gesù. Ora, l’amore è il contrario esatto di «tutto intorno a me». E Gesù, in questa pagina evangelica, lo dice in un modo tutto particolare, usando una parola – «comandamento» – che sembra il contrario dell’amore, e invitando ad un atteggiamento – l’obbedienza – che a noi fa venire in mente la costrizione. Dice, invece, Gesù: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti… Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama».
Amare, dunque, è obbedire? Sembra di sì. E obbedire non al proprio cuore e alle proprie emozioni e alle proprie idee, ma osservare i comandamenti di Gesù. Comprendo bene che questa equiparazione dell’amore all’obbedienza non è esattamente quello che il mondo intende quando usa la parola «amore». L’amore del mondo è, per definizione, senza comandamenti, senza regole, è spontaneità che sorge nel cuore, è attrazione, passione, desiderio in assoluta libertà: guai a fermarlo con un divieto, o a guidarlo con un ordine. Non la pensa così Gesù: si rimane nell’amore attraverso l’osservanza di comandamenti, e si rimane nel suo amore solo attraverso l’osservanza dei suoi comandamenti.
Del resto, quello che dice Gesù è vero non solo nella relazione con lui, ma è vero in ogni relazione di amore. Che cosa vuol dire esattamente un papà o un mamma quando dice al proprio figlio : «Ti voglio bene»? Vuol dire: voglio il tuo bene, mi metto al servizio del tuo bene. Certo, il bene di un figlio non è affatto equivalente al suo desiderio. Volergli bene non significa assecondarlo totalmente in ciò che gli piace. Sulla via del bene s’incontra sempre la realtà del comandamento. L’amore e le regole sono compagni di viaggio. Il recinto delle pecore – vi ricordate l’immagine usata da Gesù? – è garanzia di libertà vera e non costrizione. Anche un figlio si trova nella stessa situazione se vuole relazionarsi con i propri genitori nella direzione dell’amore. Obbedendo ai genitori, egli ha l’unica possibilità di dimostrare che li ama veramente. Proprio così: il vero motivo dell’obbedienza è l’amore. E la disobbedienza è un piccolo attentato all’amore, è un’occasione persa per dimostrare concretamente l’amore. Per un figlio, dunque, amare è obbedire e obbedire è il modo di amare. Questo vale anche nel rapporto tra marito e moglie. Come si amano? Obbedendosi a vicenda, cercando l’uno il bene dell’altro, gareggiando nel servizio. Amare è obbedire. E obbedire (ob-audire) significa «ascoltare stando in piedi, dinanzi all’altro». Non è sinonimo di perdita di libertà e dignità, anzi è l’acquisizione progressiva di una vera libertà e di una autentica dignità. Mi direte che non è facile. Lo sapeva anche Gesù che non è facile, tanto è vero che promette di mandarci un Aiuto dall’alto, lo Spirito Santo, il Consolatore, il Paraclito.