QUARTA DOMENICA DI AVVENTO – Anno A
Matteo dice l’essenziale della vicenda di Giuseppe. Ha fretta di raccontare la vita di Gesù, non si dilunga molto sulla sua nascita. Eppure ci parla di una notte particolare, abitata da un sogno il cui protagonista è un angelo del Signore. Il dramma di Giuseppe è sullo sfondo e noi ci meravigliamo che quest’uomo abbia potuto dormire e sognare quella notte, con l’angoscia che gravava sulla sua mente. L’annuncio dato dall’angelo a Maria conteneva parole forti, ma molto chiare per un pio ebreo: la vergine che concepirà un figlio, data come segno dal profeta Isaia al re Acaz, restava una promessa aperta. È vero: Acaz aveva avuto un figlio, Ezechia, che aveva governato bene per tanti anni. Ma non era stato lui il Messia, ancora lo si attendeva… Dio fa delle promesse grandi e si è anche certi che egli le manterrà: in fondo non ci vuole una grande fede a credere che un giorno a qualcuno capiterà di incarnare la promessa di Dio. Ma se quel qualcuno sei tu e quel giorno è… oggi, allora di fede ce ne vuole tanta. Se poi la giovane donna nel cui grembo Dio va a nascondersi è tua moglie, e tu ci fai la figura dell’uomo tradito, puoi essere anche giusto ma sai solo tu quanta fatica si fa ad accettare il concreto realizzarsi di quella promessa.
Giuseppe è effettivamente un uomo giusto, ma circa il da farsi ha anche lui il suo tormento. Sta ancora considerando che cosa è meglio decidere, quando giunge la notte e con la notte il sonno. Giuseppe s’addormenta, e questo è l’aspetto più sorprendente del racconto. Chissà, forse anche lui credeva che la notte porti consiglio, che domani tutto ci apparirà sotto una nuova luce e avremo un nuovo punto di vista da cui osservare le medesime cose che oggi ci angosciano. Notti simili sono segnate da un sonno agitato. Si dorme e, insieme, è come se si continuasse a pensare. Però, il pensiero così carico d’affanno è rapito da Dio, è abitato misteriosamente da una Presenza di pace. L’uomo giusto sa abbandonarsi al sonno, anche quando l’animo è gravato dal dubbio, e in quel suo abbandonarsi è come già racchiusa la risposta che Dio s’appresta a dare. La notte porta consiglio, perché il consiglio è un dono di Dio, e, come il dono della donna fu fatto ad Adamo mentre egli dormiva ed era una sorta di protagonista assente, così il dono della pace viene fatto a Giuseppe nel sonno. Fino a quando la luce del sole sfiora l’orizzonte, tu, uomo, hai il diritto e il dovere di esercitare la tua giustizia nella fucina della mente e dei tuoi innumerevoli pensieri. Quando Dio accende di stelle la notte, allora è il momento dell’abbandono nelle braccia del Signore. Ci sono espressioni bellissime nei salmi che la Chiesa utilizza nella preghiera di compieta. Uno dice: «Signore, tendi l’orecchio, rispondimi, perché io sono povero e infelice… Nel giorno dell’angoscia alzo a te il mio grido e tu mi esaudirai». Un altro salmo dice: «A te protendo le mie mani, sono davanti a te come terra riarsa. Rispondimi presto, Signore, viene meno il mio spirito». E ancora: «In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso… Mi indicherai il sentiero della vita». Ed il più bello di tutti – il salmo 4 – recita così: «Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia: dalle angosce mi hai liberato… In pace mi corico e subito mi addormento: tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare».
Proprio così: Giuseppe, uomo giusto, quella notte si affidò a Dio chiamandolo “mia giustizia”. Anzi, la sua giustizia di uomo consistette proprio nel fidarsi della giustizia di Dio, nel coricarsi con il suo turbamento intatto ma deposto nelle mani di Dio. E Dio rispose nel modo a lui consueto. Non tolse a Giuseppe il suo turbamento, ma gli diede un senso: «Non temere… il bambino che è generato in Maria, tua sposa, viene dallo Spirito Santo». L’angelo rassicurò in sogno il povero Giuseppe che si sentiva derubato del suo sogno matrimoniale: Maria è ancora la tua sposa, ma il bambino che chiamerai Gesù è Dio e tu sei chiamato a custodirlo come padre. L’angelo, ad un Giuseppe arreso al suo Signore, svelò la verità di ciò che è accaduto a Maria. E solo la verità dona la pace del cuore. «La verità vi farà liberi», sono parole di Gesù. Giuseppe le provò sulla sua pelle. Libero si svegliò dal sonno del giusto, e fece secondo quanto Dio gli aveva rivelato.