DICIOTTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C
La ricerca della sicurezza e il superamento delle incertezze è una cifra che caratterizza l’uomo, soprattutto nella società odierna che ha moltiplicato i suoi sforzi per garantire condizioni di vita sicura al maggior numero possibile di persone. Eppure, un mondo come il nostro in cui si parla molto di sicurezza è segnato ben più che in passato dal tarlo dell’incertezza. Può capitare, e la cronaca ce ne parla spesso, di perdere tutto che abbiamo in pochi minuti in modo imprevisto, ed è già tanto se abbiamo salva la vita! Capita spesso di leggere sui quotidiani le solite polemiche su chi doveva o poteva prevedere questa o quella calamità fisica. L’uomo di oggi rifiuta l’imponderabile, ma deve riconoscere che esso continua ad esistere, nonostante gli sforzi per ridurlo. Fa sorridere la domanda con cui si apre la pagina evangelica odierna. Un tale cerca Gesù perché sia mediatore tra lui e suo fratello in una questione di eredità. Un bisogno di giustizia? Forse sì. Sta di fatto che nei soldi e nei beni terreni l’uomo continua a cercare sicurezza. E si convince che più sono i soldi ed i beni che accumula, più la sua vita è sicura. La parabola che Gesù racconta per spiegare il significato che egli intende dare al possesso dei beni lascia intendere che non è così. C’è una incertezza radicale nella vita che si chiama morte. C’è un equilibrio instabile che si chiama salute o malattia. Si dice: certo, ma i soldi aiutano! Aiutano a poter spendere, quando si è nel bisogno. Aiutano ad affrontare meglio le traversie della vita. Eppure, vi assicuro, che la serenità e la felicità nell’attraversare le indubbie difficoltà del vivere non dipendono affatto dai soldi che uno possiede. Anzi. Spesso chi più può spendere resta maggiormente convinto di poter sconfiggere l’incertezza, e, oltre che colpito dal destino avverso, finisce con l’essere anche frustrato e deluso.
Gesù, da vero saggio qual è, da profondo conoscitore del cuore umano, non consiglia affatto di considerare il denaro come lo «sterco di satana», ma mette in guardia dalla dipendenza dai soldi e predica una totale libertà di uso dei propri beni. Invita ad allargare lo sguardo: la tua vita, o uomo, non dipende da ciò che possiedi, ma è esattamente il contrario, ovvero è dal modo in cui tu possiedi che dipende la felicità della tua vita.
L’accaparrare è stoltezza. Si noti che il personaggio della parabola non è un disonesto, ma un intraprendente puro. Il suo errore sta nel credere di costruire con un calcolo economico una sicurezza globale che renda stabile tutta la vita. Non è possibile. E gli può accadere che, mentre è occupato ad accaparrare, mentre è angustiato dai pensieri su come investire e far fruttare ciò che ha onestamente guadagnato, non vive più il momento presente, non gode più delle piccole gioie quotidiane, non si accorge che la condivisione e il dono sono un valido strumento di autorealizzazione. È paradossale che le sue parole relative al godimento si aprano con un «poi». Prima vuole costruirsi in proprio una certezza, e poi si darà alla pazza gioia. Mentre Gesù è convinto che la gioia – magari meno pazza, più contenuta, ma anche più durevole e umana – nasca esattamente nel non cercare una certezza che si dimostra vana, ma nell’affidarsi all’unica ricchezza possibile, che è Dio. Ecco, allora, la contrapposizione tra l’accumulare tesori per sé e l’arricchire davanti a Dio. Ha scritto il Gutzwiller: «È pazzia la sicurezza nell’incertezza umana. È sapienza la certezza nella sicurezza di Dio». O, se volete un’altra citazione tratta dalle Confessioni di sant’Agostino, alle prese con l’imponderabilità della morte che ci sottrae affetti preziosi, «l’unico a non perdere mai una persona cara è colui che ha tutti cari in colui che non va mai perduto». Capisco, questa filosofia di vita che troviamo sulla bocca di Gesù non è esattamente la ricetta più comune circa il modo di affrontare il problema della sicurezza e dell’uso del denaro. Eppure l’infelicità – con tanto di abnorme uso di farmaci per garantire un po’ di serenità artificiale – è assai diffusa. Forse vale la pena di ascoltare Gesù e riempire il cuore di altre ricchezze.