Il Natale… tutto l’anno!

BATTESIMO DEL SIGNORE – Anno C

2L’Avvento inizia con la voce di Giovanni. Il tempo di Natale finisce con la voce di Giovanni. La voce di Giovanni ha un ruolo tutto particolare nella vicenda di Gesù. È la sua voce, ancora tutta legata ad un sussulto nel grembo di Elisabetta, a segnalare che in quell’altro grembo, quello di Maria, c’è Dio in persona. Ed ora che sia lui che Gesù sono adulti, la voce di Giovanni è lì ancora a compiere la sua unica missione, quella di segnalare Dio presente nella carne di Gesù: «Viene colui che è più forte di me». Come quel giorno sulla montagna di Giuda, quando ancora se ne stava nascosto nel grembo della madre, Giovanni si agita per dire che non è lui il Cristo, che egli è solo una freccia posta perennemente in direzione di Gesù.

«Se volete seguire qualcuno, è lui che dovere seguire». L’evangelista Giovanni ci racconta proprio così, dice che il Battista segnalò Gesù a lui e ad Andrea come «l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo», ed essi cominciarono a seguirlo e a domandargli dove stesse di casa. L’avventura cristiana comincia sempre quando qualcuno ti fa conoscere Gesù e ti invita a seguirlo. Giovanni si ricorda addirittura l’ora di quel primo incontro: «erano circa le quattro del pomeriggio». Noi ci ricordiamo l’ora del nostro primo incontro con Gesù? Qualcuno potrebbe pensare che gli sto chiedendo di ricordare il giorno del suo Battesimo. È bene sapere quando siamo stati battezzati perché potrebbe essere l’occasione per ricordare quel giorno, così come si ricorda il giorno della nascita, magari con una preghiera particolare fatta in famiglia. Il Battesimo però – quel Battesimo «in Spirito Santo e fuoco» che il Battista dice essere la prerogativa di Gesù – non è un punto sul calendario, ma è una linea che percorre tutta la vita, e che è segnata da momenti particolari in cui l’incontro con il Signore Gesù è più vivido che in altri. Può essere utile, ogni tanto, fermarsi e ricordarli. Può darsi che anche a noi sia capitato che qualcuno ci abbia fatto scoprire la presenza di Dio con il suo volto, le sue parole e la sua vita. Se due sono sposati, Dio si è nascosto perennemente nell’altro, e il Natale – come evento del Dio fatto carne – è misteriosamente quotidiano, tra le pieghe della vita coniugale, nei problemi della famiglia, lungo le giornate apparentemente uguali di cui è intessuta la vita. È nascosto lì, e bisogna ogni giorno trovarlo, incontrarlo, seguirlo. Il Battesimo è questo. È dire ogni mattina: «sono battezzato» (più che limitarsi a ricordare che un giorno «sono stato battezzato»!).

Anche se l’Epifania si porta via tutte le feste, Natale non è affatto finito, se la sua verità continua a fecondare i giorni con un entusiasmo e una dedizione rinnovate. Lo so, non è facile per nessuno. Il nostro mondo corre con regole e con tempi che spesso hanno poco da spartire con il Vangelo. Noi ci troviamo talvolta schiacciati dentro ingranaggi che non abbiamo costruito e che non riusciamo a cambiare. È difficile trovare lo spazio per riflettere, il tempo per pregare, per guardarsi negli occhi e parlare. Eppure, dobbiamo, ancora una volta e sempre, riprovare ad immettere in questo terreno il seme di un cambiamento, di un rinnovamento. Dobbiamo innestare il Natale di Gesù sulla pianticella della nostra vita. È l’operazione più difficile e va fatta quando le feste finiscono e i giorni ricominciano a scorrere apparentemente uguali. Ciò che li renderà unici, uno diverso dall’altro, è quel Bambino che a Betlemme ti è stato dato da prendere in braccio. Riascoltare con stupore quello che i pastori hanno da dirti su di Lui, e cioè che quel piccolo così fragile e indifeso è Dio. Avvertire, quasi con una fitta al cuore, la tua infinita miseria e la Sua infinita grandezza. E, con un moto di coraggio unito ad umiltà, riprovare a prenderlo tra le braccia – il Bambino Gesù – e sentire che la gioia della carne e la luce dello spirito si riducono docilmente l’una all’altra. Sentire che la tua vita concreta – la carne – è abitata stabilmente da Dio, e che questa incarnazione genera una luce che non sai spiegarti – lo Spirito – e che non hai certamente meritato, ma che ti è comunque data in dono. Allora è ancora, davvero, Natale. Lo auguro a me, e lo auguro a voi, dal profondo del cuore.

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