L’incarnazione e i regali

QUATTORDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

DSC_0290Le parole che san Paolo riferisce come risposta del Signore alla sua richiesta di allontanare l’inviato di satana che lo percuoteva sono dense di significato: «Ti basta la mia grazia; la mia forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Tanto che l’Apostolo ne trae subito una conclusione: «Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo… infatti quando sono debole, è allora che sono forte». Si tratta di una dinamica non facile da accettare: come è possibile pensare che la potenza di Cristo scelga la debolezza dell’uomo come suo strumento privilegiato?

Per comprenderlo bisogna contemplare continuamente il centro della nostra fede cristiana: l’incarnazione di Dio. Ci aiuta a farlo la pagina evangelica, mettendoci di fronte allo stupore e allo scandalo provato dagli abitanti di Nazaret nel vedersi di fronte quel Gesù che hanno visto bambino e poi adolescente e giovane, quel Gesù figlio di un falegname arrogarsi la pretesa di essere un profeta capace di parole sapienti e di prodigi. Come è possibile che Dio si nasconda dentro uno di noi, un umile abitante della nostra città? Eppure non solo è possibile, ma è la scelta privilegiata di Dio, la sua scelta definitiva, quella che ci permette di incontrarlo nella concretezza della vita e non nell’evanescenza dei pensieri. Oggi prevalgono tante forme di religiosità in cui Dio è costruito da ciascuno a partire dai propri desideri: è la moda delle religioni «fai da te», ciascuno se ne fa una tutta sua, a misura di se stesso. Il cristianesimo non è così: è Dio che ti misura, ma scegliendo come metro la tua stessa umanità, e chiedendo a te di mettere la tua debolezza a servizio della sua potenza. Gli abitanti di Nazaret non lo compresero e Gesù stesso si meravigliava della loro incredulità. San Paolo lo comprese e accettò la propria debolezza come strumento attraverso cui passasse la forza di Cristo.

Tra l’altro, l’incredulità e il rifiuto di accettare questa dinamica cristiana secondo cui Dio si manifesta nella debolezza umana producono una inefficacia del Vangelo e lo rendono sterile, impotente. Gesù avrebbe voluto fare grandi regali a Nazaret, ma «lì non poteva compiere nessun prodigio» a causa della loro incredulità. Avete mai provato a fare un regalo a chi non è ben disposto a riceverne? Non si riesce proprio! Che non succeda anche a noi di essere nelle condizioni di non poter ricevere i regali che Gesù Cristo vuole farci, soprattutto in questo periodo di riposo e di ferie.

  • Il regalo del silenzio. Silenzio dal frastuono esterno, ma soprattutto da quello interiore che ci impedisce di riflettere sulla nostra vita e di trovare il coraggio per cambiare rotta: le decisioni più importanti della vita hanno bisogno del terreno del silenzio per poter attecchire e sbocciare.
  • Il regalo della preghiera. Essa non deve mai mancare lungo tutto l’anno, ma rischia di diminuire nel tempo e nell’intensità proprio quando di tempo libero ne abbiamo di più. Invece, l’estate è un tempo idoneo ad approfondire il nostro legame spirituale con il Signore Gesù.
  • Il regalo di qualche buona lettura. Oltre ad essere una occasione propizia per spegnere la televisione, mettiamo in valigia qualche buon libro e non i soliti romanzetti che circolano oggi, pieni solo di erotismo e di avventure insignificanti. Vediamo di approfondire la nostra fede, di conoscere un po’ di più la Bibbia e il Catechismo, di gustare qualche testo spirituale dei Padri della Chiesa o qualche vita di santi. Magari anche di leggere un buon giornale e affrontare qualche articolo un po’ più denso di quelli dei rotocalchi rosa.
  • Il regalo della vita comune, della gioia dello stare insieme in famiglia e con gli amici. L’estate sia il tempo ideale per dialoghi edificanti che sappiano vanificare le tante chiacchiere che solitamente riempiono le nostre giornate. Senza scambiare il giorno con la notte, in nome di quel “dio divertimento” che ti fa tornare a casa più stanco di quando sei partito.

Ecco, questi sono i regali che il Signore vuole farci. Sono cose comuni? Certo, ma non facciamo come gli abitanti di Nazaret, che rifiutarono Gesù solo perché lo conoscevano già!

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