ASCENSIONE DEL SIGNORE – Anno B
Ad ascoltare l’elenco dei segni che secondo Gesù accompagneranno quelli che credono, vien da concludere che noi non crediamo. Forse si fa riferimento a segni presenti nella prima comunità cristiana, a episodi accaduti e fatti conosciuti alla fine del primo secolo dell’era cristiana. Ma è certo che la Chiesa nella sua storia bimillenaria ha scacciato il demonio, ha imparato le lingue nuove degli uomini, ha preso in mano serpenti velenosi ed è sopravvissuta al tanto veleno che sempre si tenta di inocularle, ha guarito numerose malattie del corpo e dello spirito. Lo ha fatto con la forza di Uno che non è più presente in mezzo agli uomini, perché abita il Cielo.
Il mistero della solennità di oggi descrive appunto questa strana Presenza di uno che non è più in mezzo a noi come lo sono gli uomini e le donne che incontriamo. L’Ascensione è il perfezionarsi di una presenza umana che noi festeggiamo a Natale. Lo dice molto bene san Paolo nel brano della lettera agli Efesini che abbiamo appena ascoltato: «Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose». Il senso dell’ascensione non è certo lo sparire, ma è il garantire una pienezza di presenza. Potremmo recuperare quelle splendide parole di sant’Agostino contenute nel quarto libro delle Confessioni: «Discese quaggiù la nostra Vita e uccise la nostra morte… Se n’è andato, eppure, eccolo, è qui. Non volle rimanere a lungo con noi, ma non ci ha lasciati!». Non è un’esperienza facile quella che ci chiede la festa odierna. Non possiamo nasconderci che, giacché era ormai risorto per sempre, noi avremmo desiderato un Cristo che potesse essere incontrato sulla retta della storia allo stesso modo in cui incontriamo quelle persone della cui presenza fisica noi vogliamo godere spesso. Il tempo e lo spazio sono dimensioni per noi ineliminabili e che fanno parte della nostra esperienza umana, nella rete dei bisogni e dell’amicizia. La solennità dell’Ascensione, quindi, ci domanda una grande conversione. Dobbiamo credere che Gesù è presente qui e ora, sempre e ovunque, proprio perché quel giorno è asceso al cielo, sottraendosi alla vista e al contatto fisico. Uscendo dal tempo e dallo spazio, paradossalmente Gesù Cristo si è definitivamente incarnato: si è fatto carne… in cielo, come a Natale si fece carne in terra, e uno che ha preso carne in cielo può abitare la terra per sempre, non è più limitato dal tempo e non è più inghiottito dallo spazio.
Tutto questo non è facile. Gli apostoli dovettero scendere con il volto triste dal monte dell’Ascensione, ed era umanamente spiegabile perché non avrebbero più visto il volto di Gesù. Dovettero scendere preoccupati, perché il Maestro aveva loro affidato una missione di immani proporzioni che non poteva certo lasciarli tranquilli. Se l’Ascensione fosse un mistero che riguarda solo Gesù e la nuova dimensione in cui è racchiusa la sua presenza, richiederebbe a noi l’unico sforzo di accettare questo canale di comunicazione spirituale. Ma l’Ascensione è un mistero che ha un riverbero sulla nostra stessa vita, è come una cerniera che ci tiene uniti alla vicenda di Cristo. La conversione che l’Ascensione chiede è un’ascensione anche per noi, è una vita quaggiù con lo sguardo a lassù. L’ascensione di Gesù fonda direttamente la missione della Chiesa: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura». Essere missionari significa portare con la propria carne lo spirito di Cristo, significa rendere visibile con la propria vita la presenza nella storia di un destino più grande, che non può essere misurato con il tempo e con lo spazio. È esattamente ciò di cui ogni uomo ha bisogno, noi compresi, eppure continuiamo tutti a rimanere prigionieri di una dimensione orizzontale che cerca le risposte a destra e a sinistra e non sa utilizzare il registro verticale, quello che ci fa guardare dentro e in alto.
L’Ascensione di Gesù risorto è una festa assai impegnativa, ma è pure l’occasione per scoprire quanto è umanamente liberante la prospettiva che Gesù ci ha aperto, salendo in cielo.
Allora mettiamo la nostra vita nelle Sue mani e lasciamoci condurre dove Lui vuole……………. Le pare Don Agostino?