Trentesima Domenica del Tempo Ordinario. Amerai… perché Dio è immenso!

La domanda rivolta a Gesù è davvero una domanda importante, vitale. Ma può capitare talvolta di rivolgere una domanda giusta con l’animo sbagliato. Mi viene in mente Pilato che rivolge a Gesù la domanda: «Che cos’è la verità?» – un’altra domanda centrale, che purtroppo non ci facciamo più – ma in realtà la rivolge in maniera distratta e non si aspetta nessuna risposta. Il dottore della legge, intanto, ha quel modo strano di domandare – che abbiamo già visto all’opera domenica scorsa da parte dei farisei – «per metterlo alla prova», per inscenare un tranello che faccia inciampare Gesù, così da poterlo poi accusare di qualcosa. E questo modo di interrogare fa perdere valore alla domanda: «Maestro, nella Legge qual è il grande comandamento?». Ve ne erano 613 di comandamenti nella Legge – o meglio, erano stati i dottori della legge a isolarne tanti – ed è chiaro che Gesù, scegliendone uno avrebbe fatto torto agli altri e si sarebbe messo – lo dico con un linguaggio nostro, così ci intendiamo – o dalla parte di chi dice che è meglio andare a Messa la domenica piuttosto che fare tante cose anche utili per la comunità e chi, invece, dice che è meglio fare un’opera di carità e solidarietà a favore dei fratelli piuttosto che andare a scaldare il banco la domenica in chiesa! Come siamo tentati anche noi di fare questo tipo di scelte – in verità senza senso, alla luce del vangelo di Gesù – e di saltare, a secondo della nostra convenienza, dal rigorismo al lassismo, da affermazioni quasi commoventi in difesa dei cosiddetti principi a smentite dei principi stessi per il prurito improvviso di andare d’accordo con le persone. Purtroppo, questo è uno degli spettacoli più comuni della miseria umana… Ma possiamo dire che, per fortuna, Gesù non cade nel tranello. La domanda che gli viene rivolta è una domanda vitale – e oggi noi la porremmo così: «Che cosa è davvero essenziale nella vita?» – e la risposta va, appunto, all’essenza dei comandamenti, senza entrare in una oziosa casistica in cui, alla fin fine, a giocare sporco è il nostro tornaconto (perché, poi, si finisce con lo scegliere ciò che mi piace o che è meglio per me).

Dunque, che cosa è davvero essenziale nella vita? L’amore, risponde Gesù. Mi pare già di udire l’applauso generale delle nostre piazze, di ogni tipo di salotto televisivo, da più raffinati ai più volgari. Chi non è d’accordo con questa risposta, così semplice e insieme così potenzialmente universale? Ecco, siamo nuovamente finiti in un pericoloso circolo vizioso. Se quella domanda del dottore della legge, così importante ed essenziale, era resa vana dalla maniera gretta e maliziosa con cui veniva posta, a maggior ragione la risposta data da Gesù rischia di cadere nella banalità in cui noi abbiamo fatto finire la parola «amore». Una parola così infinitamente cantata, recitata, raccontata, esibita e spiegata da essere svuotata e logorata all’infinito… Non so voi, ma a me capita ormai di provare fastidio a sentirla strapazzare in ogni contesto, per cui mi viene la tentazione di sottrarla al linguaggio, di non pronunciarla, quasi con il desiderio di salvaguardare la sua vera natura. Talvolta, si dice «amore» e si legge «egoismo», ovvero il suo contrario. Ed ecco perché mi si apre il cuore a risentire questa parola «amore» sulla bocca di Gesù, e vorrei imparare a ripeterla e a viverla solo come la dice e la vive Lui. Quando sento Gesù affermare che il «grande comandamento» è: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Amerai il prossimo tuo come te stesso», ebbene, mi sembra di respirare finalmente un’altra aria e vorrei che fosse, per sempre, l’ambiente in cui vivo. Il Signore Gesù mi chiede, intanto, di imparare ad amare me stesso, il mio cuore, la mia anima, la mia mente. Ma perché questo amore di me non sia egoismo, pretesa che tutto giri attorno a me, con tutto me stesso amo Dio e come me stesso amo gli altri che vivono con me. Che io stia compiendo un gesto di carità o che stia qui seduto in chiesa a celebrare l’Eucaristia, ciò che davvero conta è che sia innamorato e non costretto o annoiato o invischiato nelle mie idee, nei miei affari, nei miei interessi. L’amore è il grande comandamento di un Dio immenso!

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