Gesù oggi ci parla come noi parliamo ai nostri bambini. Imposta tutto sulla fiducia nella sua persona. Ci prende per mano e ci chiede di fidarci di Lui: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me». Questa è la logica dei piccoli, di quelli che si fidano. E, in effetti, la famosa affermazione che sta al centro del brano evangelico che ci viene proposto oggi – «Io sono la via, la verità e la vita» – si comprende solo entro la logica dei piccoli. Se la leggiamo con la logica dei grandi, dei cosiddetti “adulti”, essa suona come una pretesa arrogante, che suscita un mucchio di obiezioni e di domande. Come è possibile – si domanda il mondo – che tu, Signore, possa arrogarti il diritto di essere addirittura la verità assoluta e l’unica via per raggiungerla e la sola pienezza di vita data agli uomini? Ci sono tante vie, molte forme di vita e forse, proprio per questo, nessuna verità veramente infallibile e valida per tutti…
In questi giorni, girando nelle case per la benedizione pasquale delle famiglie, mi è capitato – raramente, ma anche in un piccola realtà come la nostra parrocchia mi è capitato – di ricevere al citofono o da dietro la porta risposte del tipo: «La benedizione non ci interessa», oppure: «Siamo atei». Mi sono chiesto quale senso, allora, possa avere per queste persone l’affermazione di Gesù. La risposta che mi sono dato è: sì, vale anche per loro, ma bisogna prendere per mano Gesù – come fa un bambino con il suo papà – e bisogna fidarsi di lui, per comprendere in che senso Gesù dice di essere la via, la verità e la vita. E allora, girando su di me, su di noi, la questione, ho capito ancora di più che il vero peccato che ci allontana da Dio e da Gesù Cristo è la mancanza di fiducia, l’autosufficienza che ci fa rinchiudere ciascuno nel proprio io. Una volta, di uno che andava a testa alta e non chiedeva niente a nessuno si diceva che «ha la verità in tasca». Oggi, siccome quelli che parlano di verità sono guardati con sospetto, gli uomini e le donne del nostro tempo si accontentano di avere in tasca la loro opinione, la loro idea, il loro individuale «mi piace» e vanno a testa alta a cavallo di una opinione invece che di una verità. Gesù scombussola questa logica che conduce inevitabilmente al conflitto e alla confusione. Egli si propone all’uomo di ogni tempo come un tutt’uno fatto di via, verità e vita.
Bisogna stare con lui, fidarsi di lui, camminare con lui, ascoltare la sua parola, condividere la sua vita, e l’essere cristiani è questo, non certo la semplice adesione ad alcuni contenuti di fede o il timbro ottenuto sui registri con l’amministrazione dei sacramenti. Vorrei condensare tutto in una parola poco usata: essere cristiani è «appartenere» ad una comunità di cristiani, bambini, ragazzi, adolescenti, giovani, adulti, anziani; è rischiare la propria vita dentro una trama di rapporti imperfetti – come lo sono quelli umani – ma segnati dalla presenza di Cristo, di cui ci si fida, che si continua a seguire anche se la comunità cristiana nasconde le sue delusioni e le sue fatiche. Chi non appartiene alla Chiesa nella concretezza di una comunità cristiana, non può nemmeno capire le parole di Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita». Quella via gli sembra un percorso obbligato, la verità un peso da portare, la vita una promessa irraggiungibile. E così, abbandonata la Chiesa, perde Gesù Cristo e si perde in mille viottoli che, alla lunga, rendono schiavi di molteplici padroni occulti e tutt’altro che buoni. No, solo appartenendo alla Chiesa nella fiducia in Gesù Cristo, quella via assume i contorni di una strada che si percorre insieme, con fatica ma anche con gioia e grande dignità umana, e la verità assomiglia non ad un malloppo di nozioni da sorbirsi come une medicina ma ad un approfondimento mai concluso della propria stessa identità di creature, e la vita si dipana nei suoi alti e bassi come un tessuto della cui trama siamo comunque noi i protagonisti.
Non mi stancherò mai di ripetere che è l’Eucaristia domenicale il centro da cui si irraggia questa presenza rassicurante e fedele del Cristo risorto che è vivo in mezzo a noi. Vivere questa celebrazione liturgica e portarla dentro la vita quotidiana è l’unico modo per comprendere la risposta che Gesù dà a Tommaso. L’apostolo voleva sapere, Gesù lo invita ad appartenere.
La verità da sola mi suona come qualcosa di battente e se la ripeto la sento fredda…..eppure quando ricevo Gesù nell’Eucaristia domenicale, mi sento di chiederGli di poter diventare Via, Verità e Vita ma lo devo dire ogni volta altrimenti il cambiamento lo vedo da lontano. Sì perchè se cambio io, posso cambiare anche il mio prossimo. “Anche a te una spada trafiggerà l’anima” Non si può vivere come dietro ad una tenda. Il bello di andare a messa la domenica è di sapere che si va a stringere Gesù e che si ascolta la Parola di Dio, attraverso le letture e l’omelia, per dare un senso e un valore alla nostra vita. Talvolta capita di sentirsi smarriti quando non si è riusciti a far crescere la fiducia dentro sè stessi e si potrebbe anche chiederGli così semplicemente: “Mi regali un po’ di fiducia?”. Grazie.