La volontà di Dio

DICIASSETTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

Bisogna essere onesti: l’ultima parte del Vangelo appena ascoltato fa sorgere immediatamente in noi un’obiezione. «Chiedete e vi sarà dato», dice Gesù. Se avete chiesto un pane, non vi verrà data una pietra, proprio come fa un padre con il proprio figlio. Eppure l’esperienza ci mette a contatto con tante preghiere che sembrano inascoltate. Chi di noi non si è mai istintivamente lamentato con il Signore perché ha sperimentato che le cose non sono andate nel senso della sua preghiera?

Per prima cosa, è utile cogliere il significato della parabola dell’amico importuno. A prima vista Gesù sembra insegnare che bisogna pregare con insistenza e che bisogna essere perseveranti nel proprio impegno di preghiera. Vero. Eppure il personaggio principale della parabola è l’importunato, che sta a rappresentare Dio. Noi siamo abituati a pensare che il significato della parabola sia questo: a forza di insistere, si è ascoltati. Invece, il rapporto va rovesciato: si insiste perché si è certi di essere ascoltati! Prima viene la certezza di ottenere e poi l’insistenza della preghiera. Come a dire, usando la seconda similitudine, che il figlio domanda il pane al padre non perché spera di ottenerlo a forza di chiederlo, ma lo domanda perché sa già che colui a cui lo chiede è suo padre e non può che esaudire la sua richiesta.

Per dire la stessa verità con altre parole: non siamo invitati a pregare insistentemente Dio così che Egli si comporti con noi come un padre. Ma: poiché Egli ci è Padre, noi siamo invitati a pregarlo come figli. Da qui nasce la preghiera del Padre nostro.

La risposta alla nostra obiezione possiamo forse trovarla in un’altra espressione di Gesù che completa il «Chiedete e vi sarà dato» del Vangelo di oggi: «Cercate prima il Regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato in più». Dio è un Padre che esaudisce in ordine al Regno e nell’ottica della salvezza, e ci domanda di domandare con questa stessa logica. Abituiamoci a chiedere in ordine alla nostra salvezza e saremo esauditi. Abituiamoci a sintonizzare il nostro spirito con lo Spirito Santo, nella certezza che è questo il Dono che Dio sicuramente fa a chi lo domanda. Dice Gesù: «Se voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Si capisce allora perché ogni preghiera del cristiano deve sempre essere in sintonia con le domande del Padre nostro, una su tutte: che venga il regno di Dio e che sia fatta la sua volontà. Per capire che cosa significa fare la volontà di Dio facciamo riferimento ad una scenetta familiare. Abbiamo certo osservato quei bambini piccoli, presi per mano dal papà e condotti in qualche posto senza che il papà abbia detto loro dove li sta portando. Ecco, ci sono almeno tre comportamenti diversi: c’è il bambino che fa il muletto e si fa tirare, guardando sempre indietro e continuando a incespicare; c’è il bambino che, tenuto fermamente dal papà, va sì avanti, ma fa il muso e continua a brontolare; c’è il bambino che, mano nella mano, alza gli occhi sul volto di papà e trotterella lieto e fiducioso.

L’espressione volontà di Dio viene spesso da noi avvertita come la negazione della volontà dell’uomo, come qualcosa che si oppone ai nostri progetti di autorealizzazione. Non è così: volontà di Dio sta ad indicare il disegno divino di salvezza; quindi la volontà di Dio su di noi è il suo progetto di Padre. Ne segue che fare la volontà di Dio significa entrare con cuore di figli nel progetto del Padre. Nell’immagine familiare di cui sopra, è il bimbo che trotterella fiducioso e sicuro, perché sa che, ovunque lo porti, il papà vuole certamente il suo bene.

Talvolta ci ostiniamo a guardare la nostra vita senza contemplare il progetto della salvezza e così il Padre diventa un padrone e la sua volontà un ordine che passa sopra la nostra testa. Naturalmente non si tratta nemmeno di mettersi davanti a Dio con una mentalità impiegatizia dicendo al Signore: «Se devo fare la tua volontà, fammi conoscere il tuo progetto su di me, aspetto un tuo ordine». Noi siamo figli, non funzionari! Non eseguiamo ordini, ma condividiamo un progetto, stando con il Padre come si sta in una famiglia e non in un ufficio.

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