PRIMA DOMENICA DI AVVENTO – Anno A
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«Adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti». Lo scriveva Paolo alla comunità cristiana di Roma. Queste parole mi suscitano tre atteggiamenti che generano altrettante domande.
(1) Mi sconvolge sempre più quell’«adesso» che scivola ogni anno in avanti: è l’«adesso» che è appena passato ed è l’«adesso» che mentre lo dico esce dal futuro. E io adesso chi sono veramente e dove sto andando?
(2) Mi preoccupa, invece il «quando diventammo credenti». Già: quando diventammo credenti? E da allora lo siamo diventati più convintamente e consapevolmente o siamo regrediti o addirittura rimasti fermi alla fede “fossile” della prima comunione?
(3) Sconvolto, preoccupato e anche incuriosito, e così la terza domanda è la più difficile: in che cosa consiste la nostra salvezza, che salvezza attendiamo, se è vero che ce n’è una che si sta avvicinando? Ma è quella che aspettiamo noi?
State sicuri: non ce l’ho con voi, io sono il primo ad essere investito dalle tre domande che vagano nel mio cuore in questo nuovo inizio che è l’Avvento. Sia chiaro, che oggi sia un inizio è una convenzione. La maggioranza dei battezzati non se ne accorge più. Sono ben altre le date in cui è stato posto un inizio. I miei amici ladini della Val Gardena per indicare il principio, l’inizio, hanno una parola che fa inciampare a dirla: «scumenciament».
Inciampiamo, allora, ci farà bene cadere e ripensare al cammino della fede che comincia con un’attesa. La vita di ciascuno di noi è cominciata con una attesa. Di una mamma gravida si dice che è in attesa. Il mio scumenciament, il tuo, quello di ciascuno di noi non è stato quando siamo venuti alla luce, ma quando è iniziata l’attesa. Strana cosa la vita: c’è già dentro il grembo della madre, eppure lei è in attesa. Noi cristiani le assomigliamo: Gesù è già dentro la storia eppure noi lo attendiamo.
Dio è il Signore degli istanti, li abita proprio tutti, e noi rischiamo di non accorgerci più di questa presenza nascosta. Ogni anno, quando il tempo si avvicina al Natale, l’Avvento arriva prima, per ricordarci che Lui, l’Atteso, c’è già.
La mia preghiera/ augurio per l’Avvento che a volte mi è anche capitato di condividere:
” L’atteso sia il compagno della mia attesa”
certo, attendiamo un amore sempre più grande, di anno in anno, un’amicizia sempre più profonda. Non c’è limite al più e il tempo si dilata in eternità.
“Gesù e’ già dentro la nostra storia e pure noi lo attendiamo” scrive don Agostino. Lo scumenciament ladino rende bene il senso che il cammino della fede comincia con un’attesa! Tino