DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE
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Prima di spiegare la strana festa di oggi – la dedicazione di una basilica – butto là la mia domanda volutamente provocatoria: è possibile una Chiesa senza chiese? Se ascoltiamo le parole di Gesù alla samaritana, ci verrebbe da rispondere affermativamente: «Viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre…» (Gv 4,21).
Senonché lo stesso evangelista Giovanni, raccontandoci l’episodio della cacciata dei venditori dal tempio, ci mostra la consapevolezza di Gesù di essere il vero tempio di Dio: «egli parlava del tempio del suo corpo» (Gv 2,21). Quindi no, non si dà una Chiesa senza chiese. E il motivo è l’incarnazione, che continua a dire che la nostra relazione con Dio non è raggiunta leggendo un libro, fosse anche la Bibbia, ma incontrando persone e le loro storie di vita. C’è bisogno anche di uno spazio in cui questa Chiesa che si estende nel tempo si visibilizzi. Le chiese sono una conseguenza della incarnazione.
Facciamo oggi memoria della dedicazione della basilica eretta dall’imperatore Costantino a Roma nel 324 d.C. nell’antico palazzo dei Laterani, sul posto dove prima c’era una caserma dell’esercito: questa chiesa antichissima è la cattedrale di Roma e del mondo (urbis et orbis), la prima in dignità di tutte le chiese d’Occidente. Essa è dedicata ai Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, ma – a partire dal sec. VII – anche al Santissimo Salvatore. Noi festeggiamo la dedicazione di questa chiesa in quanto è la cattedrale del mondo e non solo di Roma. Cattedrale è quella chiesa in cui c’è la cattedra del vescovo, e il vescovo di Roma è il Papa. Oggi è la festa del nostro essere cattolici, cioè «secondo il tutto». Ci siamo tutti anche quando nella chiesa più piccola del mondo siamo in pochi a celebrare l’Eucaristia. Un giorno, mentre parlava della costruzione dell’edificio della fede cristiana sul fondamento del Cristo morto e risorto, Sant’Agostino attirò l’attenzione sulla basilica in cui si trovavano: «Quando venne costruito questo grande e ampio edificio, l’architetto che l’aveva progettato si servì di macchinari che ora non ci sono più, strumenti provvisori per costruire edifici che durano… Anche noi ci prepariamo alla vita eterna con azioni legate al tempo, provvisorie come lo furono quei macchinari, ma necessarie però a costruire edifici che durano».
Scrive Don Agostino: “Oggi è la festa del nostro essere cattolici, cioè «secondo il tutto». Ci siamo tutti anche quando nella chiesa più piccola del mondo siamo in pochi a celebrare l’Eucaristia.” Ma l’Eucarestia non è da intendersi come un fatto spiritualistico, come mi avevano insegnato a catechismo da piccolo, ma è un uscire da se stessi, è una trasformazione, anzi, come ha scritto papa Benedetto XVI, un insieme di trasformazioni! Tino
Anche la liturgia, la preghiera liturgica è spazio/ modo dell’essere Chiesa, chiesa senza mura in cui gesti e parole delimitano ( allargandolo) l’essere insieme.
Ogni Messa è celebrata in una chiesa ( o sotto un albero) dalla Chiesa, lo stesso è per la liturgia delle ore, spesso celebrata in privato ma mai privata.
Poi un pensiero terra terra: quando preghiamo, in quello stesso momento chissà quanti altri stanno pregando, in tutte le lingue del mondo, con gesti diversi ma con lo stesso significato, lodare, ringraziare, supplicare.