L’acqua e il «vino bello»

Arnica (Foto AC)

Ciò che è avvenuto a Cana di Galilea è il terzo evento della Epifania, dopo l’adorazione dei Magi e il battesimo nel Giordano. Tre avvenimenti della vita di Gesù da tenere insieme e che manifestano la sua persona e la sua missione.

Se, mischiandosi al popolo che andava da Giovanni a farsi battezzare, Gesù mostra di condividere pienamente la nostra umanità, alla festa di nozze di Cana egli anticipa dove vuole condurre questa umanità, la sua che trascina con sé anche la nostra. In effetti c’è molta distanza tra la figura ascetica del Battista, che digiuna e si ciba di miele selvatico e locuste, e il Gesù che inaugura la sua missione con un dono di grande ebbrezza costituito da seicento litri di buon vino.

Dovremmo avere il coraggio di lasciar scritto «vino bello», perché la bellezza dice meglio della bontà il compimento che Gesù vuole dare all’umanità: la salvezza non è routine, è festa, gioia, amore. Non si fatica a leggere nella trama del racconto evangelico il tracciato di questo «vino bello» che viene a sanare una mancanza essenziale. Gesù non va a prendere altro vino, e nemmeno moltiplica il poco vino rimasto. La bellezza del vino di Gesù sta tutta in un tragitto di parole e azioni compiute attorno a delle anfore di pietra drammaticamente vuote che Gesù ordina di riempire d’acqua. Il segno è fin troppo chiaro. Perché il vino sia bello è necessario partire dalla siccità clamorosa che c’è nelle anfore del cuore umano. Come a dire che, pur con le nostre miserie, siamo noi i recipienti necessari a che si compia la nostra salvezza.

Diceva sant’Agostino: «Chi ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te». Il cuore va riempito, dunque, con l’acqua dei nostri desideri, con la povertà dei nostri sforzi generosi, con la faticosa fedeltà dei giorni. Questa è l’acqua che Gesù ordina di prendere e portare al banchetto della vita. È acqua, ma – questo ci dice il segno di Cana – è già misteriosamente il «vino bello» della salvezza. Ci resta un consiglio materno da seguire: «Qualsiasi cosa vi dica (Gesù), fatela». E attenti soprattutto a non compiere quell’anti-miracolo in cui siamo maestri: annacquare il «vino bello» del Vangelo.

4 thoughts on “L’acqua e il «vino bello»

  1. Il vino bello al banchetto di nozze è una sorpresa di Gesù: solo Maria e i servi seguono il susseguirsi dei gesti: le.giare vuote, l’acqua…vien da pensare ai mille miracoli che Gesù compie nelle nostre vite a nostra insaputa. I momenti di preghiera sono occasioni per riconoscerli , per capire quanta della nostra insipida acqua è divenuta vino corroborante e portatore di gioia.

  2. Scrive Don Agostino: “E attenti soprattutto a non compiere quell’anti-miracolo in cui siamo maestri: annacquare il «vino bello» del Vangelo”. Nel momento della sincera preghiera noi, che ci chiamiamo cristiani, possiamo capire quanta dell’acqua dei nostri desideri e sforzi è diventata “vino bello”, vino di grazia. In molti altri momenti delle giornate lo annacquiamo per distrazione o peggio per indifferenza… Tino

      • ”Quasiasi cosa vi dica (Gesù) fatela”. E i servitori lo hanno fatto. Forse anche noi dobbiamo fare come loro, senza presunzione…

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