DOMENICA DI PASQUA

All’inizio la risurrezione di Gesù è solo un grande trambusto, una corsa forsennata, la visione di una tomba vuota. Insomma, nessuno ha visto Gesù uscire dal sepolcro. Ve lo hanno posto, ma il suo corpo non è più lì la mattina del primo giorno della settimana. Ad attestarlo c’è una donna che lì era venuta con l’animo di chi va al cimitero.
Eppure questo iniziale trambusto di fronte ad una morte che ha perduto la sua certezza cambia tutto della vita. Non solo della vita di Gesù, ma della nostra. La Pasqua che celebriamo oggi è un messaggio per noi, che continuiamo a vedere e a credere con gli occhi dell’apostolo Giovanni. Giunto al sepolcro per primo, lascia che sia Pietro a entrare e a osservare. Poi entra anche lui e attesta che il corpo di Gesù non c’è, e scopre un ordine strano. I ladri di cadavere non si sarebbero certo attardati a sbendare il corpo, invece lì ci sono i teli e il sudario, quasi come se da essi si fosse liberato il corpo a guisa di farfalla che esce dalla crisalide. Vede questo Pietro e rimane verosimilmente perplesso. Entra anche Giovanni e a questo stesso vedere fa seguire un credere: «e vide e credette».
Ecco, a distanza di duemila anni, i nostri occhi sono quegli stessi di Giovanni e la nostra fede inizia dal suo sguardo. Certo, ad un sepolcro vuoto, perché sia veramente Pasqua, deve seguire l’incontro con il Cristo vivo. Di lì a poco accadrà a Maria di Magdala, la prima. Poi seguiranno gli altri. E veniamo anche noi. Ma anche questo incontro, come la visita al sepolcro, è possibile a noi solo con gli occhi dei discepoli, degli apostoli. Lo facciamo tramite lo stupore di Maria di Magdala, l’incredulità di Tommaso, la consueta ruvidezza di Pietro, la meraviglia dei due discepoli di Emmaus.
Il Battesimo ci ha messi dentro questa storia, ci ha innestato nella vita di Cristo, facendoci salire sulla barca della Chiesa. È sicuramente l’Eucaristia che ci permette l’incontro con il Cristo vivo. Ma ciò che conta, affinché la Pasqua depositi in noi la sua speranza, è la vita, la vita concreta dei giorni. Il Signore Gesù non ha voluto restare nel sepolcro, perché vuole abitare in mezzo a noi.
Ora è nostro impegno e fatica saperlo riconoscere, accoglierlo nei nostri giorni accettarlo come compagno e meta. Ma anche non sgomentarci di fronte al mistero della risurrezione che ci racconta di un sepolcro vuoto da cui sgorga una sorgente perenne di vita. Un sepolcro grembo di gioia.
Don Agostino ha dedicato il suo libro “Fuggì via nudo”, pubblicato a Pasqua 2021, “A quanti in questi mesi di pandemia hanno abitato sepolcri di solitudine e confusione perchè si possa sprigionare per la loro vita il profumo della risurrezione”. Oggi si può estendere la dedica “a quanti in questo mese sono vissuti in Ucraina nei rifugi sotterranei, per difendersi dalle bombe…”
Non basta amare. Maria di Magdala ama Gesù, ma forse lo ha colto come uomo “speciale”, ma del tutto uomo: pensa che il corpo sia stato trafugato. Giovanni, invece ” credette”; il sepolcro vuoto illumina di colpo i discorsi di Gesù, non compresi a suo tempo. Anche la madre Maria non si reca al sepolcro perché ( da madre) sa che è vuoto, che il figlio non è più lì. Tante volte mi sono ritrovata in quel giardino, il mattino di Pasqua. È stata una passeggiata ( ma anche una sosta) mentale e spirituale molto efficace.