La fretta di Maria

QUARTA DOMENICA DI AVVENTO – Anno C

Andare in fretta non si addice ai burocrati, a coloro che confondono le persone con le pratiche da sbrigare. Nei vangeli di Natale ad andare in fretta sono soltanto Maria e i pastori. Gli altri sono come ingessati.

Elisabetta per Maria non è una pratica da sbrigare e nemmeno l’occasione per un nobile gesto di volontariato da fare (perché è Natale e bisogna essere buoni). Maria porta in corpo la stessa fretta che ha la Parola di diffondersi tra gli uomini. È coinvolta nell’avventura dell’incarnazione e va a condividere una gioia impegnativa che le è caduta addosso – anzi, le è caduta dentro! – e che sta per travolgere l’umanità. Nella casa di Elisabetta avviene il primo singolare incontro tra due donne gravide e i loro bambini, tra questa Parola che ormai è carne in formazione e l’ultimo dei suoi profeti. Maria ed Elisabetta offrono la loro umanità più profonda – il loro grembo pieno di vita – affinché avvenga l’incontro, scambio di sussulti e di parole.

La fretta, allora, è l’esatto contrario dell’ansia, è una serenità che trabocca, che non sta ferma e non fa stare fermi. È l’esigenza suprema di un «subito» da realizzare, perché di fronte all’irrompere di Dio il tempo si è fatto breve. La fretta di Maria è l’esatto contrario del nostro continuo rimandare l’unica cosa che è necessario fare subito. E invece noi in questi giorni facciamo in fretta un mucchio di cose inutili, dimenticando di fare in fretta l’unica cosa che conta davvero, e cioè: annunciare che il Natale è il farsi carne di Dio – non per una finzione scenografica ma davvero – e annunciarlo con la vita, con l’andare incontro ai vicini che si stanno allontanando e ai lontani che magari si sono avvicinati. Maria che va in fretta da Elisabetta è icona di testimonianza cristiana prima ancora che di servizio. Maria va a portare Colui che abita il suo grembo, prima ancora che ad aiutare la vecchia cugina rimasta incinta.

Noi siamo sepolti da piccoli gesti di solidarietà – alcuni, ahimè, parecchio formali e privi di autentico significato – e non riusciamo più a disseppellire veri gesti di rivelazione della Parola, che dovrebbe abitarci dentro.

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5 thoughts on “La fretta di Maria

  1. Scrive don Agostino, confrontandoci con la fretta di Maria: “e invece noi in questi giorni facciamo in fretta un mucchio di cose inutili, dimenticando di fare in fretta l’unica cosa che conta davvero, e cioè: annunciare che il Natale è il farsi carne di Dio”. Per la città durante l’Avvento, anche nella quarta ondata del virus, ci immettiamo nella congestione delle auto per fare affrettatamente gli acquisti o per vedere tutte e quante le luminarie in una finzione scenografica del Natale. Non sappiamo più annunciarlo con la vita, con l’andare incontro ai familiari, ai vicini, ai lontani e, come ben scrive don Agostino, “non riusciamo più a disseppellire veri gesti di rivelazione della Parola, che dovrebbe abitarci dentro”.

  2. Vero. Se fossimo abitati dalla luce, questa non potrebbe che risplendere. Negli sguardi che, proprio in questi tempi, ho scoperto più che mai rivelatori al di sopra delle mascherine. Occhi vuoti, occhi spenti; raramente occhi che sorridono e che raccontano. E gli occhi illuminati, illuminano.

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