Colpo di testa 229 / I veri poveri non sono mai arroganti

Corriere di Como, 9 novembre 2021

Il signor Ennio ha 86 anni e mai avrebbe pensato di diventare custode della sua casa di Roma in cui vive da più di sessant’anni. Circa un mese fa si era assentato per quattro giorni per recarsi in ospedale a fare alcuni esami. Aveva chiuso a chiave l’appartamento, e non si era accorto che qualcuno lo teneva d’occhio.

Sta di fatto che nottetempo la porta della sua casa è stata forzata, la serratura cambiata, e quattro donne con un cane hanno occupato la casa di proprietà del signor Ennio.

Quando torna, con meraviglia scopre che le sue chiavi non gli permettono più di entrare. E, quando suona il campanello, ha la strana sensazione che chi gli apre la porta di casa si comporti come se ne fosse il legittimo proprietario. Naturalmente il signor Ennio non ci sta, chiama il suo avvocato, il quale fa partire il procedimento giudiziario per poter permettere al suo cliente di rientrare in possesso della sua abitazione. E non è una cosa semplice e immediata, purtroppo, perché la decisione spetta ad un giudice, che deve far intervenire le forze dell’ordine per sgomberare l’appartamento occupato e metterlo sotto sequestro.

Quanto tempo ci vuole? Ci sono casi simili aperti da mesi, da anni. Il signor Ennio è fortunato e, forse perché il suo caso è finito in televisione, se la cava in tre settimane. Ma quando rientra nella sua casa – dopo che i carabinieri hanno allontanato le quattro donne che l’avevano occupata – la scopre sporca e devastata, e constata la mancanza di alcuni effetti personali che sarebbero quindi stati rubati. Il signor Ennio ha un malore. Poi si riprende e, insieme alla fattura del fabbro che ha nuovamente cambiato la serratura, gli viene recapitata la nomina a custode della sua casa, in attesa che in queste ore il giudice emani l’ordinanza di dissequestro dell’abitazione che gliene riconosca la proprietà.

È chiaro che qualcosa non funziona in questo procedimento, che pure, nel caso del signor Ennio, è stato breve. Già tre settimane, però, sono troppe per dichiarare una evidenza. Ci sono voluti 23 giorni perché il giudice firmasse l’ordine di sfratto nei confronti di persone che non avevano alcun titolo per abitare legittimamente quella casa e che, cambiando la serratura, avevano di fatto compiuto un reato. Persone che sono state giustamente allontanate ma che sono state anche lasciate libere, invece di essere fermate, in attesa almeno di accertare la responsabilità nei numerosi danni provocati all’abitazione e nella sottrazione degli orologi e dei 60 accendini d’oro che stavano in alcune vetrinette.

Forse nella procedura seguita in questi casi di occupazione bisognerebbe superare quella situazione di stallo iniziale, che porta quasi a mettere sullo stesso piano il legittimo proprietario (che può provarlo con un documento) e l’occupante abusivo, che invece sembra tutelato solo perché si trova ad aprire dall’interno la porta di una casa che, però, non può dimostrare essere la sua.

Attenti anche a non concedere troppo facilmente a queste illegittime occupazioni l’alibi della necessità e della povertà. I veri poveri stendono la mano, ma non occupano le case di un ottantaseienne cardiopatico. I veri poveri non sono mai arroganti né violenti. E se c’è un povero in questa vicenda, quello è proprio il signor Ennio.

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3 thoughts on “Colpo di testa 229 / I veri poveri non sono mai arroganti

  1. I veri poveri non sono mai arroganti o violenti. Il concetto evangelico di povero è connesso con l’umiltà e il rispetto degli altri (come di se stessi). Le quattro donne non ne fanno proprio parte mentre Ennio è davvero un povero, vittima di un costume violento che sta diffondendosi purtroppo…

  2. Ciao Don,
    è sempre un piacere leggerti.
    Che dire….pare che in Italia il buon senso e le leggi non debbano andare d’accordo.
    Mi sarebbe piaciuto sentire il parere del Sig, Franz Kafka, anche se, forse, sarebbe sufficiente leggere il suo romanzo incompiuto ‘Il Processo’. Chissà, magari anche lui si sarebbe sorpreso di come la realtà, purtroppo, talvolta superi la fantasia.
    Mauro Cifani.

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