Un segno spiegato

DICIOTTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

Foto di Arek Socha da Pixabay

Il segno della moltiplicazione dei pani ha bisogno di una spiegazione, ed è questa spiegazione a darcene il vero significato. Tante volte crediamo che assistere ad un avvenimento sia sufficiente. No, bisogna sedersi, domandare, ascoltare.

La comprensione sta in un dialogo, non in uno spettacolo. Infatti, la folla insegue Gesù con lo scopo di controllare la provvidenziale sorgente di quel pane mangiato in abbondanza e gratis. Ecco, sono tutti presi dal miracolo e cercano di renderlo quotidiano, stabile. Invece quel pane è solo un segno di un altro pane, e questo pane è Gesù stesso che ne parla.

Tutto il discorso – un dialogo che seguiremo anche nelle prossime domeniche – si riassume in una affermazione: «Io sono il pane della vita». Come a dire: se rimanete incollati al miracolo, non riuscite nemmeno a capire che era solo un segno, e non trovate nemmeno ciò di cui quell’avvenimento era un segno, cioè io – dice Gesù – che sono il vero pane della vita. Torna nelle parole di Gesù una tonalità che era già balenata nella ouverture della moltiplicazione. Il pane è un dono, non una conquista: «È il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero». Attenzione, il «pane dal cielo» non è un pane celeste, immateriale, ma è Dio fatto carne, è l’uomo Gesù che la folla si trova di fronte. Il pane, dunque, è il dono di Gesù che parla, è la sua Parola ascoltata e fatta penetrare dentro la vita.

È un dono che si può controllare solo con la fede, perché «questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Mangiare il pane, saziarsene, fuori dal segno, è aderire profondamente alla persona di Gesù. Attenti, però, la fede non è come una tassa: la paghi una volta e poi per un anno sei a posto. La fede è un movimento continuo in una precisa direzione, la fede è una vita: «chi viene a me», dice Gesù.

E qui c’è un’altra sottolineatura: la folla è tutta protesa al passato, vorrebbe una riedizione del miracolo, invece si va oltre il segno solo accettando di accogliere il dono nel presente. Il dono è oggi, è il pane della vita, Gesù, che mi raggiunge ora, ed io vengo a lui adesso.

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3 thoughts on “Un segno spiegato

  1. Spesso noi cristiani siamo protesi al passato e vorremmo che si ripetesse un avvenimento straordinario (come ad esempio l’indimenticabile arrivo del Papa Giovanni Paolo II a Como nel 1996) e ne vorremmo quasi una riedizione. Invece dobbiamo andare oltre, accettando di accogliere il dono nel presente, adesso… Come scrive don Agostino:” Il dono è oggi, è il pane della vita, Gesù, che mi raggiunge ora, ed io vengo a lui adesso”

  2. Giovanni dice bene: un segno. Anche oggi molti, tentano Dio; se ci sei fammi questo, fammi quello. E se Gesù dice che il vero dono e lui, il figlio mandato dal Padre, anche noi potremmo capire che il miracolo grande non è la straordinarietà di un momento (una guarigione, un problema risolto) ma la costante, fedele presenza di Gesù accanto a noi attraverso i sacramenti ( davvero espressione della “cura”, della tenerezza di Dio per noi), attraverso il dialogo che è possibile instaurare con lui nella preghiera , nell’ascolto della Parola. Dio con noi: una certezza che scopre in noi la capacità di convivere con tante difficoltà, di dire grazie invece che chiedere.

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