SECONDA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
Quando sento definire il cristianesimo come una dottrina, per essere certo che non è così, vado sempre a rileggermi questo brano del vangelo di Giovanni. Cercare, venire, vedere e trovare sono tutti verbi che mal si adattano con una dottrina, ma per fortuna vanno bene con la vita. E la prima domanda di questo vangelo è la più importante, che resta sullo sfondo: «Che cosa cercate?». Può capitare di seguire qualcuno, ma di cercare qualcos’altro. La domanda di Gesù ai due che si sono messi sulle sue tracce su indicazione del testimone per eccellenza, Giovanni Battista, è profonda: che cosa volete da me? che cosa sperate di trovare in me?
I due rispondono con un’altra domanda: «Dove dimori?». Essa rivela che i due non stanno cercando qualcosa che dia senso alla loro vita, una bella idea per riscaldare il cuore. Stanno proprio cercando Gesù e vogliono stare con lui. Se cerchi Gesù, dimori con Gesù. Per vedere e trovare devi cercare e andare. «Venite e vedrete», dice Gesù ai due che volevano sapere dove dimorasse. «Incontratemi a casa mia e state con me, dedicatemi del tempo». I due discepoli fecero così.
Allora, mi posso domandare: da che cosa si capisce che ho fatto l’incontro con Gesù? Dal fatto che lo testimonio, come fa Andrea con Simone. E non testimonio qualcosa di mio, semplicemente una mia emozione, ma Gesù. L’ho trovato, ho dimorato con lui. E non comunico la narrazione di un incontro, ma conduco l’altro a fare anche lui il suo incontro personale: «Devi venire e vedere tu, non devi fidarti di quello che ti dico io, ma di quello che vedrai tu stesso se vieni!». Gli incontri non si comunicano, si fanno. Si fanno e si approfondiscono continuamente, dimorando insieme.
«Venite e vedrete», è l’appello che Gesù continua a fare. Noi siamo propensi piuttosto a stare a vedere, fuori dalla porta, in attesa magari di entrare, dopo aver capito. Noi stiamo a vedere e poi magari veniamo. Invece si capisce se si entra, se si va, se si dimora. E questo vale a maggior ragione se non si tratta di capire qualcosa ma di fare l’incontro con qualcuno.
Due domande fondamentali. È importante sapere cosa cerchiamo nella vita e oltre la vita. Però è anche necessario, dopo aver saputo qual è ” la cosa ( o la persona)che importa, che ci è necessaria”, non mollarla più: la familiarità che nasce dalla frequentazione e dalla vicinanza ci permette di respirare, di vivere per davvero, di sentirci in armonia, di tenere in mano le ore e i giorni. Non un po’ sì, un po’ no ma SEMPRE. Come hanno fatto i due del racconto. Pensiero a margine: si dice fratelli coltelli e l’ antico Testamento ha ampiamente fornito esempi in questo senso: Abele e Caino, Giuseppe& C, qui invece troviamo coppie di fratelli che si avviano insieme sui passi di Gesù, Giovanni e Giacomo, Andrea e Simone…E prima ancora i due cugini Giovanni e Gesù, così intimamente e originariamente legati in una vocazione salvifica. Uniti dal sangue, ma ancora più profondamente da un’uguale ubbidienza allo Spirito.
Come è importante nel nostro tempo testimoniare Gesù! I due discepoli Giovanni e Andrea si mettono sulle tracce di Gesù proprio su indicazione del testimone per eccellenza Giovanni Battista. Dopo avere dimorato con Gesù, Andrea torna a casa e diviene lui il testimone per il fratello Simone (Pietro). In questi incontri e in queste testimonianze vi è l’embrione della Chiesa, la permanente testimonianza di Gesù. Scrive don Agostino nell’illuminante scritto “Che cosa cercate?” (PAOLINE Editoriale Libri 2012):” La Chiesa, come luogo in cui Gesù continua a essere corporalmente presente, è un dimorare, non un semplice alloggiare. La Chiesa nasce da un desiderio di fedeltà, non da una curiosità passeggera” In un’epoca caratterizzata dallo stare a vedere attraverso i mezzi di comunicazione e i social diviene sempre più necessario l’impegno a testimoniare Gesù: “L’ho trovato, ho dimorato con lui.”