TUTTI I SANTI
Chi sono i santi che oggi la Chiesa festeggia? L’Apocalisse ce ne dà una descrizione: «una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua». Sono tantissimi, mentre noi quando usiamo la parola «santi» usiamo il contagocce e pensiamo che siano pochi. Soprattutto crediamo fermamente che la santità sia una cosa che non ci riguarda, perché è troppo difficile e richiede una perfezione morale da cui siamo lontani. L’Apocalisse continua nella descrizione, dicendo che «sono vestiti di bianco» e che «vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».
Che cosa vuol dire? Sono immagini potentemente evocative. La grande tribolazione non è una guerra o necessariamente un episodio di persecuzione. La grande tribolazione può essere una malattia particolarmente pesante da portare, una condizione di emarginazione, una situazione di povertà, ma è sicuramente la fatica quotidiana e continua di una vita normale con i suoi alti e bassi: santi lo si diventa vivendo nel martirio quotidiano della vita, magari nel nascondimento. Le vesti dei santi sono bianche, ma non perché si sono tenuti lontani dai luoghi in cui avrebbero potuto sporcarle. Le vesti sono state rese candide dal contatto con il sangue di Cristo. Sembra un controsenso, in realtà è un paradosso assai efficace per dire che la santità si acquisisce sul campo, giocando la vita con la logica del servizio e dell’amore.
Costa questa logica? Eccome. È paragonata al sangue di un agnello sacrificato. Il sangue che santifica non è, però, quello dei santi, ma quello di Gesù Cristo, in cui i santi hanno accettato di lavare le loro vesti. I santi, quella moltitudine immensa di uomini e donne di ogni tempo e luogo, hanno solo vissuto cercando di essere fedeli al messaggio del Vangelo, qualche volta riuscendovi qualche volta no. La santità, allora, non è affatto una questione di perfezione morale, raggiunta magari estraniandosi dalla vita concreta, ma è proprio questa nostra vita concreta, affidata alla grazia del Signore.
Se la santità si acquisisce sul campo, giocando la vita con la logica dell’amore, se i santi sono uomini e donne di ogni tempo e luogo che hanno vissuto cercando di essere fedeli al Vangelo, allora non li troveremo solo riportati sul calendario e nell’agiografia, ma li troveremo tra i defunti, i famigliari, gli amici, i compagni di lavoro (quelli da cui siamo guidati e quelli che guidiamo), i sacerdoti, nella vita di ogni giorno. (Ognissanti: anche quelli non canonizzati). L’autore del blog precisa “ma è proprio questa nostra vita concreta, affidata alla grazia del Signore”, Saremo santi se ogni giorno specchieremo con amore il nostro volto nello “specchio” del Signore.
Beati, cioè felici.
Beati perché portatori di speranza anche in situazioni difficili,
beati perché capaci di mettersi nei panni degli altri,
beati perché consapevoli del Regno che lievita adagio in piccoli segni,
in luci tremolanti.
Beati semplicemente in quanto consapevoli di essere amati.
Allora a voi, beati, il mio abbraccio più affettuoso