Storie di vigna…

VENTISETTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A

La vigna di Isaia e la vigna di Gesù hanno in comune una cosa: tradiscono le aspettative di chi vi ha speso tanto tempo e profuso tanto amore. «Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?», domanda per bocca del profeta Dio stesso, che poi a raccogliere i frutti manderà il figlio, che sarà barbaramente ucciso dai contadini. Eppure, proprio il figlio ucciso è «la pietra che i costruttori hanno scartato» e che «è diventata la pietra d’angolo», quella che sostiene il nuovo edificio della salvezza, il popolo chiamato a produrre i frutti del regno.

Inutile che ci guardiamo in giro cercando di chi si sta parlando. Siamo noi. Innestati dentro una lunga storia di fede, siamo i tralci su cui ora dovrebbero comparire i grappoli d’uva. Forse confidiamo sul fatto che non è ancora giunto il tempo per raccogliere i frutti. Rimandiamo continuamente, contando sulla pazienza di Dio. Ci lamentiamo perché il terreno è cattivo, i mezzi sono pochi, il torchio è vecchio, le viti scadenti, gli operai fannulloni, e poi piove quando dovrebbe esserci il sole. E non abbiamo tempo, non abbiamo voglia, abbiamo cose più importanti da fare, e poi ci siamo accorti che non è quello che pensavamo e così siamo delusi.

Ebbene, il problema vero è uno solo: non siamo veramente uniti alla vite, non siamo incastrati sulla pietra angolare, non sappiamo accettare i nostri angoli e naturalmente a maggior ragione ci danno fastidio gli spigoli altrui. È il problema della Chiesa questo, perché è il problema dell’uomo d’oggi, segnato da un individualismo sfrenato, vittima di un delirio d’onnipotenza che si trasforma poi in men che non si dica in una disperazione insanabile. La soluzione al problema è un radicale cambiamento di mentalità, è una conversione (Gesù lo aveva detto sin dal principio: «Convertitevi!»). Mettiti in gioco, ma decéntrati. Invece di lamentarti, comincia ad accettare la realtà, la tua fragilità e quella degli altri. Guarda i tuoi errori non come un fallimento, ma con simpatia, come un trampolino di lancio. E, se ti dici cristiano, stai attaccato a Cristo, non con l’atto di battesimo… ma con la vita!

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3 thoughts on “Storie di vigna…

  1. Se rimanessi veramente unito alla vite sarei attaccato a Gesù nella vita quotidiana nella carne. Invece in tempi normali mi sento forte e a volte mi danno fastidio gli spigoli degli altri fisicamente vicini; in tempo di pandemia per il distanziamento mi sento solo e mi pare di cadere nella disperazione. Mi è indispensabile un paziente e quotidiano cammino di conversione rimanendo incastrato sulla pietra angolare per amare il prossimo ed accettare il mio invecchiamento (con indebolimento di vista, udito e memoria). “Comincia ad accettare la realtà, la tua fragilità e quella degli altri. Guarda i tuoi errori non come un fallimento, ma con simpatia, come un trampolino di lancio”

  2. La vigna racconta la storia della salvezza a partire dal primo giardino piantato per l’uomo al momento della creazione. “Che altro potevo fare si chiede il padrone /Dio?: è la domanda accorata di ogni innamorato deluso, di ogni genitore che si interroga riguardo ai figli. La siepe, la torre raccontano tutta la cura verso quel lembo di terra così prezioso. Noi siamo i tralci in una vigna così amata, così “guardata”; non potremmo desiderare altro che affidarci a quel sole(sguardo), divenire forti e belli e fruttuosi grazie a quella amorevole forza che ci penetra e ci accompagna. Una grazia quotidiana. Con la certezza che solo noi potremo spezzare il legame (di luce, di fiducia completa) che ci lega a Dio, attraverso Gesù. E con la consapevolezza che possiamo (dobbiamo) essere contemporaneamente tralci e vignaioli.

  3. Nella Chiesa che è la vigna non è facile essere contemporaneamente tralci e vignaioli. Essere “tralci” è il lasciarsi trovare da quella amorevole forza che ci penetra e ci accompagna, ma essere “vignaioli” comporta il diffondere quotidianamente il messaggio cristiano in famiglia, nella comunità, al lavoro e di questi tempi non è facile…

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