Amore, bisogno di positività

SETTIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

Si sente spesso affermare che Gesù sarebbe stato un predicatore della non-violenza. Si tratta di una verità incompleta. La non-violenza comporta un’assenza di reazione alla violenza, una passività quindi. Gesù, invece, invita chiaramente a reagire alla violenza, ad essere attivi, anche se ad esserlo in un modo paradossale. Gesù è il predicatore dell’amore, che è atteggiamento da assumere sempre, in modo attivo e reattivo, e che non è mai riconducibile ad una passività. Ti maledicono? Gesù non dice: «Tu sta in silenzio!» (come predicherebbe un non-violento), ma: «Benedici chi ti maledice». Ti percuotono? Gesù non dice: «Non reagire, lasciati percuotere!», ma: «Porgi anche l’altra guancia». Le proposte di Gesù sono paradossali. Ne va assolutamente compresa la logica, per poterle trasformare in esigenze per la nostra vita.

Una prima dimensione fondamentale è proprio l’attività, che è l’essenza dell’amore cristiano (e di quello umano, anche, perché, non dimentichiamolo mai, l’amore è uno solo!). L’amore rende l’uomo e la donna pienamente protagonisti della propria umanità, li rende consapevoli e attivi. Il precetto dell’amore dei nemici ci aiuta a comprendere questa dimensione irrinunciabile dell’amore. Di fronte al nemico – colui che ci odia, colui che ci è antipatico, colui che lavora contro di noi, che è invidioso e sa essere cattivo nei nostri confronti – si danno tre possibili atteggiamenti. Il primo è presumere che egli non sia nemico, immaginare che non ci abbia fatto del male, che non sia successo niente, e quindi non tenerne conto, lasciando tutto immutato. Il secondo atteggiamento è quello della reazione che affronta il nemico con le sue stesse armi, rispondendo alla cattiveria con la cattiveria, e quindi fa cadere in una spirale di odio e violenza. L’atteggiamento predicato da Gesù è diverso, e parte dalla consapevolezza che l’altro mi è nemico, mi è antipatico, mi ha fatto del male, m’invidia e mi ferisce appena può. Io non debbo affatto far finta di niente, non debbo rinunciare alla percezione della ferita e nemmeno immaginare che tutto possa essere immutato. Debbo, invece, reagire al nemico, ma con l’amore: fare del bene a chi ti vuole male è il modo migliore per sconfiggere questo male in lui – anche se tu ne sei stato effettivamente ferito! – ed è la via per guadagnarlo nella sua umanità, per farlo rientrare in se stesso e farlo riflettere e, magari, convertirlo. Ma deve essere chiaro che tu non lo ami con l’interesse di fartelo amico o di convertirlo al bene, tu lo ami semplicemente per sentirti uomo (amante) e per farlo sentire uomo (amato).

Ecco, allora, una seconda dimensione dell’amore: ti mette nella somiglianza con Dio, ti riporta a quell’immagine di Dio che è come stampata dentro di te. «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro». Amando, tu imiti Dio. Amando, e amando con amore di misericordia – ovvero con tenerezza e compassione – tu sei veramente uomo. Questa è una verità cui bisogna credere, ma è anche sperimentabile. Ciascuno di noi sa che è almeno vera con alcune persone e in alcune situazioni. La misericordia è ciò che ci rende più umani ed è la cosa che maggiormente desideriamo dall’altro. Sapere che c’è qualcuno, in carne ed ossa, su questa terra, che ci amerà con misericordia sempre e comunque, è la certezza più consolante di questa vita, è la «vitamina» più importante dell’anima, è la vera «cura ricostituente» di fronte ad ogni possibile prova o disgrazia o errore che possiamo commettere. Per forza, la misericordia è l’immagine di Dio che portiamo impressa in noi!

Da ultimo, possiamo soffermarci su quella «regola d’oro» che ritorna in tante sapienze umane, e che troviamo anche nell’Antico Testamento: «Non fare a nessuno ciò che non piace a te». Ebbene, sulla bocca di Gesù questa massima, universalmente conosciuta nella sua forma negativa, assume una forma positiva: «Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro». L’amore è proposta gratuita di bene, è iniziativa, è dono. Ma è pure bisogno. Bisogno di essere così come Dio è con noi. Bisogno di essere così come vorremmo che gli altri fossero con noi. Misericordiosi. E, solo così, veramente buoni.

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