Colpo di testa / 45 Certe cose non si fanno. Però si denunciano subito…

Corriere di Como, 17 ottobre 2017

«Una persona magnifica», Michelle Obama, 2013. «Produttore, predatore, reietto». Time, 2017. Sempre lui, Harvey Weinstein, nome che forse diceva qualcosa solo a chi mastica cinema e pochissimo a chi magari al cinema ci va. Potentissimo produttore cinematografico, grande fiuto per gli affari, molto attivo nel sociale e sostenitore del Partito Democratico. Naturalmente, per questa miscela di motivazioni, Weinstein era molto cercato e molto… amato da attori e registi. E i risultati gli davano ragione, se è vero che il produttore americano ha avuto a che fare con film che hanno messo insieme più di 300 nomination agli Oscar. Ora, però, in poche ore la «persona magnifica» viene abbandonata da tutti e diventa un «reietto». Che cosa è successo? Alcune attrici – fra cui Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow e Asia Argento – lo hanno accusato di averle molestate sessualmente. Non certo ieri o la settimana scorsa, ma parecchi anni fa’. Anche se sembra che il sessantacinquenne produttore statunitense il vizietto non l’abbia perso. La bufera si è accanita su di lui, tanto che Weinstein – «da re Mida a Orco», come ha titolato un quotidiano – è stato immediatamente licenziato dalla società che aveva fondato lui stesso, è stato espulso dall’Academy Award e il presidente francese Macron ha già annunciato di aver avviato l’iter per ritirargli la Legion d’onore (conferitagli nel 2012 da Sarkozy).

Due cose vanno dette senza se e senza ma. La prima: certe cose non si fanno. Sfruttare la propria posizione di prestigio, il potere di dare lavoro e fama, per commettere violenza verbale e fisica, è azione assai riprovevole. E lo dico al di fuori della retorica sulla violenza contro le donne, che pure sono le prime vittime di questa pratica e anche di gran lunga le più numerose. Chiunque subisce questa violenza – che è “contro il genere” umano, prima ancora d’essere “di genere” – ha il diritto di essere posto ipso facto nella parte della vittima di un sopruso. Questo, purtroppo, accade frequentemente, ed il mondo cinematografico non è l’unico palcoscenico in cui si abusa del potere per ottenere prestazioni sessuali o per produrre vessazioni morali o anche solo per privare un meritevole del posto che gli spetta.

Ma c’è una seconda cosa che va detta: certe cose si denunciano. Possibilmente subito e non decine d’anni più tardi, forti ormai di un potere e di una fama finalmente raggiunti. La rivelazione a catena dei molti episodi di molestia e violenza sessuale è stata messa in moto da un’inchiesta del quotidiano New York Times del 6 ottobre scorso. Per quale motivo alcune attrici di Hollywood improvvisamente vuotano il sacco dell’immondizia e scaricano il produttore, a cui devono tanti successi cinematografici delle loro carriere? Si dice che in tanti conoscessero lo stile assai disinvolto di Weinstein, il quale ha annunciato ora di voler ricorrere a cure mediche in cliniche specializzate in sex-addiction. Insomma, una bella catena di denunce presentate qualche anno fa avrebbe salvato il povero produttore – prima “magnifico” e poi “reietto” – dalla sua “malattia”, avrebbe salvaguardato tante donne da odiose molestie e ci avrebbe consegnato un elenco di attrici sicuramente brave, e anche… coraggiose.

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