C’è qualcuno dentro la santa Chiesa di Dio che sembra aver scelto il suo bersaglio preferito: il Papa. Il fenomeno non è nuovo. Anzi, tra i fans più sfegatati di papa Francesco ce n’è qualcuno che sino a due anni fa esercitava proprio il simpatico sport del “tiro al… papa”, e che poi si è improvvisamente convertito e sembra addirittura arruolato nel corpo delle guardie svizzere che proteggono il Santo Padre da ogni opinione discordante. Sarò chiaro: il Papa – il vescovo di Roma che presiede alla carità di tutte le chiese – non è una divinità in terra, infallibile ogni volta che apre la bocca, ed il primo a sapere questa cosa basilare è lui stesso, non ho dubbi. Centralizzare la propria fede su quello che ha detto o non ha detto il Papa è un comportamento infantile, anche se sappiamo bene come sia importante questa figura di unità che altre religioni o confessioni cristiane non hanno (e qualche volta pure ci invidiano). Quindi, è bene fondare la fede nel proprio cuore, nutrito di Gesù e delle sue parole dentro la multiforme (e proprio per questo feconda) tradizione della Chiesa in una sana esperienza cristiana ed ecclesiale. Un po’ di equilibrio nel proprio intelletto (capacità di «leggere dentro» la realtà) salva la fede dagli opposti fondamentalismi, pro o contro il Papa, entrambi nefasti.
L’ultimo capitolo della campagna di fango contro papa Francesco – a questo punto non so proprio come chiamarla altrimenti – intentata dal giornalista Antonio Socci (che il lume dell’intelletto sembra averlo smarrito) riguarda la Messa di Manila. La distribuzione della Comunione durante la grande Messa partecipata – si dice – da sette milioni di persone è finita nell’occhio del ciclone: l’Eucaristia è passata dalle mani dei sacerdoti a quelle dei fedeli che, a loro volta, la porgevano ad altri fedeli che non avevano la possibilità di avvicinarsi al sacerdote e che, con la mano alzata, richiedevano la Comunione. C’è un filmato che mostra la scena. Il presidente della Conferenza episcopale filippina, l’arcivescovo Socrates Villegas, ha detto che in circostanze normali non sarebbe dovuto succedere, «ma nel caso di domenica, con sei milioni di persone, era necessario aiutarsi a ricevere la Comunione».
Una fonte non meglio identificata recita addirittura così: «Testimoni hanno raccontato di aver trovato ostie anche nel fango». Il che, se confermato, sarebbe molto grave, tanto che sarebbe davvero auspicabile che questi «testimoni» escano allo scoperto, provando ciò che dicono. Ma da qui a inscenare una richiesta di «vilipendio del sacramento» e la necessità di celebrare Messe riparatrici, mi pare che si finisca in un eccesso opposto.
Socci sul suo blog trova motivo da questa notizia per moltiplicare i punti esclamativi e soprattutto per prendersela con il Papa: «Si è scoperto – scrive – che mentre si celebrava il trionfo dell’uomo Bergoglio, il Figlio di Dio era nel fango». A leggere il suo post si ha quasi la sensazione che, più che la sacralità dell’Eucaristia, a muoverlo sia il livore contro quello che egli nel suo recente libro non considera nemmeno il Papa legittimo.
Ma c’è di più. Socci si appoggia su Ratzinger. E la citazione, che egli fa delle parole con cui l’allora cardinal Ratzinger commentò una stazione della Via Crucis al Colosseo nel 2005, mi pare fuori luogo. Anzi, se c’è qualcuno che con «superbia» e «autosufficienza» alimenta la «sporcizia» dentro la Chiesa e a cui le parole citate sono dirette, questi è proprio chi continua a indirizzare strali contro la persona di papa Francesco. Mettere due Papi l’uno contro l’altro, addirittura pregando esplicitamente solo per la salute del papa emerito mentre si accusa violentemente papa Bergoglio di celebrare se stesso, e non Gesù Cristo, nella Messa di Manila, è proprio un’operazione di «sporcizia» che non aiuta tanti semplici fedeli a seguire l’unico messaggio del Vangelo così come ci è stato annunciato e testimoniato da due Papi, entrambi degni di essere ascoltati.
Forse, se allargassimo un po’ lo sguardo del nostro cuore a scoprire la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia e nell’umanità sofferente, ci accorgeremmo che, purtroppo, nella più totale distrazione, particole viventi del corpo di Cristo sono nel fango del nostro mondo, ogni giorno. Si rispettino, quindi, con grande attenzione, le specie eucaristiche quando si distribuisce la Comunione. Ma non si usi affatto questo preteso rispetto per gettare nel fango il Papa!
Già sedici secoli fa’ Giovanni Crisostomo diceva alcune parole che non hanno perso attualità: «Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non onorarlo qui con vesti di seta, non trascurarlo fuori mentre è consunto dal freddo e dalla nudità. Colui infatti che ha detto: “Questo è il mio corpo”, ha detto: “Mi avete visto affamato e non mi avete nutrito” e “Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. Il corpo di Cristo nell’Eucaristia non ha bisogno di vesti, ma di un’anima pura. Il corpo di Cristo nella persona dei poveri, invece, ha bisogno di molta cura».