In questi giorni dell’Ottava del Natale sto leggendo e rileggendo con attenzione l’esortazione apostolica di papa Francesco Evangelii gaudium. Dal tempo della prima lettera enciclica di papa Benedetto XVI Deus caritas est non mi capitava di provare tanto entusiasmo nel leggere un documento del Magistero. In fondo anche questo è il primo vero documento di papa Bergoglio, perché nell’enciclica sulla fede era evidentissima l’impronta di papa Ratzinger. E’ un testo davvero particolare, una sorta di lago in cui confluiscono tanti corsi d’acqua, alcuni ampi, altri poco più che torrenti. Un documento – detto senza offesa – “disordinato” per quanto riguarda quella logica che ci si aspetterebbe da un testo pensato e scritto. Eppure così carico di umanità e capace di offrire ciò che promette, la gioia del vangelo appunto. Un po’ come in un lago alpino non disturba affatto che arrivino acque da cascate e torrenti diversi, anzi il silenzio è rotto da una piacevole sinfonia, e lo specchio d’acqua non ha un colore uniforme, ma è ora azzurro, ora verde, ora luccicante della luce del sole.
Da sacerdote ho particolarmente apprezzato le numerose ed inaspettate pagine dedicate alla preparazione dell’omelia – «in ascolto della Parola» e «in ascolto del popolo» – che deve occupare il mio tempo, prima e più di altre incombenze del ministero: credo che su questo aspetto, in cui papa Francesco conferma di credere molto, sia indispensabile un maggiore impegno da parte del clero, perché per la maggior parte dei cristiani praticanti l’omelia rappresenta l’unica forma di catechesi e l’unica occasione di formazione. Ho condiviso, poi, quelle che il Papa chiama «tentazioni degli operatori pastorali» e che non devono trovare spazio in una Chiesa che vuole essere «in uscita» missionaria. Papa Francesco, in particolare, è attento ad una comunicazione che – in un mondo segnato dalla rivoluzione digitale – recuperi il contatto personale, davvero ineliminabile, e la dimensione comunitaria della «fraternità contemplativa». Elementi questi che devono tornare in primo piano in un frangente in cui l’evangelizzazione sembra imbarcata – troppo entusiasticamente, forse – sulle navi veloci della navigazione nel mare dei network. Del resto, questo aspetto della lettera apostolica del Papa mi ha particolarmente colpito nel tempo del Natale che stiamo vivendo, perché è la diretta applicazione di quel dinamismo di incarnazione continua, che è la vera cifra del messaggio cristiano nel panorama religioso dell’umanità.
Vorrei invitare tutti a prendere tra mani e a leggere la Evangelii gaudium di papa Francesco, vincendo la ritrosia ad affrontare un testo lungo e denso. Sarà l’occasione di scoprire, accanto alla ripresa di indicazioni che provengono dalle Chiese dei cinque continenti e di insegnamenti dei predecessori di papa Bergoglio (compresi i bellissimi testi citati dal magistero di Paolo VI), la freschezza di alcune pagine in cui il linguaggio e gli esempi sono proprio quelli dell’attuale successore di Pietro.