Nel racconto evangelico vengono a galla due tipi di ragionamento con cui si confronta Gesù stesso. Uno è quello che noi chiamiamo frettolosamente «buon senso». Quando siamo posti di fronte a situazioni di difficile soluzione, siamo soliti affidarci ad una battuta di buon senso, come a sdrammatizzare la realtà. Una grande folla si stringe attorno a Gesù, che vorrebbe prendersi carico di sfamare così tante persone non solo con la sua parola ma anche con il pane. Ma come si fa? Ecco allora il buon senso di Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa ricevere un pezzo». Non erano pochi duecento denari (sei mesi di stipendio!), ma non erano pochi nemmeno cinquemila uomini e il pane costava caro, evidentemente… Il ragionamento di Filippo non fa una grinza, ma gli sfugge un particolare che invece nota Andrea: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci». Già, ma ecco spuntare il buon senso anche di Andrea: «Ma che cos’è questo per tanta gente?». Come dargli torto: se bastano a malapena duecento denari di pane, che cosa cambia con cinque pani d’orzo e due pesci in più? Nella affermazione di Andrea c’è il trionfo del buon senso. Eppure Andrea nota quel ragazzo e, nonostante ritenga quel particolare ininfluente per la soluzione del problema, lo riferisce a Gesù. Andrea sa che Gesù non usa il buon senso, che la sua logica è diversa: perciò gli mette sotto gli occhi il ragazzetto che ha con sé cinque pani d’orzo – era il pane dei poveri perché costava meno rispetto a quello fatto con farina di grano – e due pesciolini – era un semplice companatico – pur aggiungendo la sua scontata annotazione di buon senso, che cioè quel cibo non basta neanche per cominciare…
Ma c’è un altro modo di ragionare, o meglio un altro modo di vedere la realtà e di affrontarla. Portavoce di questo ragionamento è proprio un ragazzetto, apparentemente ininfluente in mezzo ad una folla di cinquemila uomini. Egli ha seguito Gesù per ascoltarlo ed ha portato con sé una colazione che è da considerarsi insufficiente per tutta quella folla ma che è abbondante per una persona sola. Quel ragazzo è stato previdente e ha come immaginato un tempo lungo con Gesù. Andrea lo ha notato perché era in prima fila, non nelle retrovie. Si direbbe un discepolo in erba, e, infatti, «c’era molta erba in quel luogo». Gli esegeti discutono di questo particolare ininfluente nel racconto della moltiplicazione dei pani che ci fa l’evangelista Giovanni. In effetti, nella logica del buon senso, questo particolare della molta erba non aggiunge nulla e nulla toglie alla fame della folla… Ma, nella logica che Gesù fa sua, la molta erba dice un prato apparecchiato, dice la bellezza del mangiare insieme, comodamente seduti su un morbido sedile naturale. Non conta solo sfamarsi, in una sorta di esaudimento di un istinto, ma conta farlo in modo bello, come simbolo di un altro pasto, di un altro mangiare. L’erba verde è un segnale evidente di tutto il significato che ha questa sezione del vangelo di Giovanni: il pane d’orzo è solo il segno del pane vero, che è Gesù stesso, venuto a saziare una fame più profonda.
Il ragazzetto ragiona come Gesù, è già nella sua lunghezza d’onda ed è capace di andare oltre il buon senso, esattamente come fa Gesù stesso, che, con un segno prodigioso, va oltre il bisogno immediato della folla per offrire una risposta sovrabbondante, gratuita e graziosa. Ma vuole partire da quel poco che sta nella bisaccia del ragazzo dei cinque pani e due pesci. Il miracolo moltiplica l’esistente, il miracolo parte da un dono, magari piccolo, e lo fa lievitare. Questo è il modo di operare di Gesù, un modo di pensare, di vedere e di fare che anche noi dobbiamo imparare. Come il ragazzetto, procuriamoci il poco con oculata previdenza e disponiamoci a donarlo al Signore, perché sia Lui a moltiplicarlo per il bene nostro e di tutti.
Non è facile imparare questa logica che sfugge alle maglie troppo strette del nostro buon senso. Quei cinquemila che mangiarono gratis, infatti, pensarono subito di trasformare Gesù in un conveniente panettiere ed erano disposti anche a farlo re. Ma Gesù non condivide questa logica e, piuttosto, preferisce stare «lui da solo», sul monte. Poi tornerà alla carica.