Talvolta credi che essere prete significhi saper dare risposte eterne. Ti accorgi, poi, provvidenzialmente che esse passano dall’affabilità di ben più modeste chiacchiere. Dio è fatto così: gli piace essere disciolto ancora nella nostra umanità ferita e fragile. Viaggia volentieri a cavallo di quel mulo riottoso che è la nostra vita, così come essa scorre e si dipana nella trama dei giorni. Allora capisci che stare da preti nel mondo – ad esempio dentro l’ospedale in cui ti sei ritrovato per alcuni giorni – significa essenzialmente starci da uomini. Non serve la veste talare, ma un pigiama come quello di tutti gli altri, degenti e pazienti come te. Dio continua a nascondersi, come nel miracolo dell’Eucaristia, in un segno povero. Se credi di manifestarlo giocando sulla forza di un ruolo o con il copione di una liturgia, Lui non passa: diventa come una statua in processione. L’ostensorio non serve. O meglio: l’ostensorio sei tu, è la tua umanità, è la tua fragilità, è la tua condivisione, la tua pazienza che s’accorge della pazienza di chi soffre accanto a te. E allora, quando tu non te l’aspetti, accade che Lui c’è. Proprio Lui in persona, eppure ci sei tu: questo è il mistero perennemente valido del sacramento, di un segno umano che rende efficace la forza di Dio.
Non mi sembra vero che tanta sofferenza continui sempre, ancora adesso, nel silenzio della notte, rotto dai lamenti di chi non ce la fa più… Puoi anche pensare che Gesù non passerebbe invano vicino a quel letto di ospedale, che sarebbe capace di guarire, Lui. Tu invece non puoi fare nulla… Ma intanto perdi l’occasione di capire che Gesù non passa, perché Gesù è già lì, ed è proprio disteso in quel letto, rinchiuso in quel lamento. Sei tu l’unico che passa, e non ti accada di passare oltre…
molto bella questa riflessione don Agostino. Anch’io sono particolarmente vicina al mondo della sofferenza poichè ci lavoro e, mi creda, quanto è difficile a volte “sentire” quei lamenti. Troppo spesso si passa oltre, rivestiti del nostro ruolo che sembra essere ciò che davvero conta. Ancora più spesso ,quando ti accorci, è sempre troppo tardi, poichè i lamenti sono …..finiti per sempre.
Mio Signore, aiutaci
Auguri per una sana ripresa di forma!
Don Agostino Clerici, grazie della Sua stupenda riflessione…
Chiedo perdono al Signore e a tutti i miei fratelli che passando, alle volte, sono stata insensibile al loro lamento e grido di dolore: che non avvenga più o abbia un rimorso tale da tornare indietro.
Auguri e grazie per la Sua viva e vera testimonianza.
Sr. Emanuela