L’unica cosa di cui c’è bisogno

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La roccia e la bellezza (©Foto AC)

«Di una cosa sola c’è bisogno». Gesù lo dice a Marta che «era distolta per i molti servizi». Distolta da che cosa? Distolta dall’ascolto della parola di Gesù, che invece è la parte scelta da Maria. Le due sorelle di Betania, così, senza volerlo, sono diventate – per noi che amiamo le scene in bianco e nero – il simbolo del conflitto tra fare e pensare, o meglio tra azione e contemplazione.

La parola di Gesù sembra perentoria: «Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Eh già, la parte migliore è in salotto, mentre però qualcun altro lavora e suda in cucina! Se la scenetta dovesse essere davvero una disfida tra gli attivi e i contemplativi, Gesù avrebbe parteggiato chiaramente per questi ultimi. Ma non è così.

Gesù non si sogna nemmeno di mettere in ombra l’azione e il servizio di Marta per esaltare l’ascolto e il silenzio di Maria. L’importante, allora, è chiarire quale sia quella cosa sola di cui c’è bisogno. E già con questa affermazione perentoria Gesù prende le distanze da una logica di vita oggi molto diffusa, secondo cui abbiamo continuamente bisogno di molte cose. E quella cosa sola di cui c’è bisogno, invece, manca. Potremmo chiamarlo equilibrio, saggezza, capacità di decidere. Ancora più semplicemente è quella dose di serenità nell’affrontare la vita pur nelle sue difficoltà.

Alla luce della pagina evangelica, ci è più facile identificare il suo contrario, che si direbbe essere l’unica cosa di cui non c’è bisogno: è l’affanno, la continua preoccupazione che genera perenne irrequietezza e abitudine a lamentarsi, l’affacendarsi che dà la sensazione di essere utili, di compiere il proprio dovere. Marta sembra affetta proprio da questo affanno e la sua richiesta d’aiuto nelle faccende domestiche nasconde in realtà un’altra richiesta d’aiuto, come se chiedesse a Gesù: «Aiutami ad avere la stessa serenità di Maria nell’affrontare la vita!».

La risposta di Gesù non è certo un invito a non fare niente, ma a dare un senso diverso al suo servizio. Maria ascolta Gesù, cioè pone fuori di sé il suo equilibrio. Si affida a lui, e quindi non si affanna. Questa è la parte migliore, l’unica cosa di cui c’è bisogno.

3 thoughts on “L’unica cosa di cui c’è bisogno

  1. Non dovrebbe esserci conflitto fra azione e contemplazione. Anzi, un impegno attivo ” buono” dovrebbe essere la conseguenza della contemplazione, del silenzio orante.
    Forse Marta serviva con zelo, aveva messo mano alle padelle per nutrire Gesù e i suoi amici ( che sicuramente apprezzavano) proprio perché aveva interiorizzato l’ insegnamento del maestro.
    Per un momento si è spazientita dando occasione a Gesù di insegnarci una cosa importante.
    Marta non ascoltava in quel momento, ma aveva ascoltato.

    • Certo Marta aveva un orecchio teso e ascoltava tra le pentole in cucina quelle parole che venivano dal salotto. Aveva ascoltato Gesù e in quel momento avrebbe voluto ascoltarlo di più ancora.

  2. Scrive Don Agostino: “l’unica cosa di cui non c’è bisogno: è l’affanno, la continua preoccupazione che genera perenne irrequietezza e abitudine a lamentarsi, l’affacendarsi che dà la sensazione di essere utili, di compiere il proprio dovere.” Stiamo attenti perché l’affanno è contagioso! Quando siamo in affanno, lo trasmettiamo a chi ci sta vicino e l’affanno si dilata come un venticello… E’ invece importante mantenere una dose di serenità nell’affrontare la vita, pur nelle difficoltà, nel dolore, nella malattia. Tino

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