Ascoltare, conoscere, seguire

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(Foto AC)

La quarta domenica di Pasqua è la domenica del Buon Pastore. A fondamento dell’immagine del pastore e delle pecore c’è una terna di verbi annodati l’uno nell’altro a formare una specie di formula vincente della vita.

Due verbi hanno come soggetto le pecore, ma a tenerli insieme c’è il verbo proprio del pastore. Dice Gesù: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono». Ascoltare, conoscere, seguire. È strano questo annodarsi di verbi: le pecore ascoltano la voce del pastore, e grazie al fatto che il pastore le conosce, decidono di affidarsi a lui e di seguirlo. Il motivo dell’ascoltare e del seguire da parte delle pecore è tutto nel conoscere del Buon Pastore. La pecora che si sente conosciuta dal pastore è portata a seguirlo con fiducia.

Conoscere nella lingua della Bibbia è un verbo che dice la profondità della relazione e indica la direzione dell’amore. La certezza di essere conosciuto, cioè di essere amato, fa passare dall’ascoltare al seguire. Ho parlato di formula vincente, eppure la terna evangelica è data decisamente perdente secondo la logica del mondo, che propone un’altra terna, questa sì destinata a garantire il successo a chi è in grado di coniugarla. I verbi sono: parlare, capire, decidere. Ciascuno dice la sua opinione, e, a furia di parlare, capisce (o soltanto crede di aver capito) e decide. Notiamo che è sparita l’immagine del gregge di pecore – considerata offensiva dalla mentalità moderna – e non c’è più nemmeno bisogno del pastore, perché ai nostri giorni la vita è avvertita come un inarrestabile cammino di autorealizzazione dell’individuo, che è attore protagonista del proprio destino.

Non è così. È solo una illusione. Una volta sparito il gregge, sulla scena della vita trionfa la solitudine: tante solitudini che non riescono a dare uno straccio di certezza e non sanno generare una briciola di speranza. Alle pecore che ascoltano (e magari parlano poco!) per decidersi a seguire il pastore basta la fiducia e non è affatto necessario aver capito tutto prima di seguire, anzi spesso il capire è il dono che si riceve solo dopo aver seguito. Perché ogni giorno ha il suo buio e la sua luce.

2 thoughts on “Ascoltare, conoscere, seguire

  1. Riflessione opportuna. E il succo è l’ uomo chiamato a partecipare, ad entrare nel mistero trinitario. Gesù pastore ci dice proprio questo: magari saremo pecore però degni di essere ” famiglia” di Dio, amati come figli, anche se non capiamo tutto. Dunque pecore e somari, ma amati e destinati poi a comprendere attraverso la voce inequivocabile del sangue ( quello versato da Gesù) che ci rende davvero fratelli e discepoli. La famigliarità ( il seguire) permette, insieme all’ ascolto, una conoscenza non di testa ma di cuore: un’ esperienza che rende bella ed ” eterna” la vita.

  2. Quando Gesù parla di relazioni con il gregge, in realtà si riferisce sempre a un rapporto molto personale: ogni pecora conosce la voce del pastore e lui conosce ogni pecora. E’ questo il miracolo dell’amore di Gesù. Non dobbiamo, per presunzione, evitare di stare nel gregge; l’alternativa è la solitudine, che regna nel nostro tempo! Tino

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