TERZA DOMENICA DI PASQUA – Anno C
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Questa pagina del Vangelo di Giovanni potremmo chiamarla «epilogo» e ha una funzione simile al famoso «prologo»: questo ci dice l’origine divina della persona umana di Gesù, l’epilogo offre come le coordinate in cui si muove Gesù Crocifisso e Risorto dentro la storia umana.
Quel «si manifestò così» dobbiamo, dunque, leggerlo secondo una modalità a noi più vicina: «continua a manifestarsi così». Cioè: questo racconto ci riguarda. Pietro torna a fare il pescatore, i suoi amici vanno con lui sulla barca: c’è un chiaro riferimento alla quotidianità, con il lavoro e le relazioni tra le persone. Gesù è risorto, «ma quella notte non presero nulla». Era già successo, continua a succedere: pensiamo a tutte le volte che sperimentiamo il fallimento. Ma allora non è cambiato nulla! È una constatazione che facciamo spesso di fronte al ripetersi del male, alle guerre, alla violenza.
Per fortuna – questo vuole dirci l’evangelista – il Risorto sta sempre lì, sulla riva della storia, in una posizione che ci appare defilata e del tutto marginale; in realtà Egli riunisce la comunità di quelli che credono in Lui. La riunisce a partire da Pietro sino a quei due di cui non ci viene detto il nome, perché siamo proprio noi. Cioè: bastano almeno due riuniti nel nome di Gesù e Lui c’è e tiene acceso il fuoco dell’amore. E l’amore è l’altro tema che caratterizza l’epilogo del vangelo di Giovanni. L’amore è il legame profondo che unisce Gesù a ciascuno dei suoi discepoli, ma qui è sviluppato in riferimento al suo fondamento nella storia, cioè a Pietro (e ai suoi successori – sta accadendo proprio in questi giorni!).
La domanda che Gesù gli pone indica che la Chiesa, la comunità dei credenti, è tenuta insieme dall’amore. Vi sono due verbi per indicare l’amore: «Mi ami?» e «Ti voglio bene». Questo secondo è utilizzato tre volte da Pietro, mentre Gesù domanda due volte «Mi ami tu?» e poi è lui ad adeguarsi al verbo usato da Pietro e domanda «Mi vuoi bene?». Se anche solo mi vuoi bene, «seguimi». Questa è stata la prima parola di Gesù ai discepoli, ma ora, sulla bocca del Risorto, risuona come la parola definitiva della Chiesa.
Come scrive Don Agostino il prologo ci dice l’origine divina della persona umana di Gesù, l’epilogo offre le coordinate in cui si muove Gesù Crocifisso e Risorto dentro la storia umana. Finisce il Vangelo di Giovanni, mostrandoci un Gesù vicino, che troviamo lì ad aspettarci. Per stare vicini a Gesù non sono necessari gesti straordinari, basta essere sicuri della sua presenza e seguirlo…Tino
Pagina splendida e densa del Vangelo di Giovanni.
Tornano a pescare, delusi forse da quella straordinaria avventura durata tre anni e finita cosi male.
Gesù è presente perché c’è sempre anche se non lo percepiamo.
Giovanni lo riconosce però continua a governare la barca: l’ amore vero è proprio così, gli basta sapere che l’ amato c’è, non importa la vicinanza fisica, basta la certezza di una presenza, di un camminare e di un.pensare comune.
L’ amore che ci unisce ai nostri morti, a quanti sono lontani.
Esperienza che si ripete ad ogni messa: so che lì ci sono tanti amici, non posso salutarli tutti, ma so che ci sono e questo basta a
scaldarmi il cuore.