OTTAVA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

L’occhio, il cuore e infine la bocca. Le parole di Gesù sembrano tracciare un percorso interiore, tutto proteso al bene, al bene vero che non è quello delle tante foglie di un albero ma dei suoi frutti. Vi è come una tensione nel discorso di Gesù, che è un alternarsi di immagini e di proverbi di cui non possiamo qui seguire la ricchezza.
Ci limitiamo a distillare questa tensione che prende avvio da un rischio concreto, quello di cadere in un fosso, perché ci si è fidati di una guida cieca. Il male della cecità è ancora più grave se colpisce chi ha una responsabilità educativa. E diventa devastante se chi è cieco nutre comunque la pretesa di guidare gli altri verso il bene. Questo male ha un nome, ed è «ipocrisia».
Male diffuso, che colpisce soprattutto l’occhio, ovvero la nostra attitudine a riempire il cuore con quanto ci deriva da uno sguardo limpido sulla realtà. Ne siamo ancora capaci? Oppure quest’occhio che ha la pretesa di misurare le pagliuzze altrui è viziato in partenza da una trave? Tutte le volte che mi sento dire: «Togli prima la trave dal tuo occhio», avverto la mia impotenza e mi vien da fare una preghiera: «Solo tu, Signore, puoi togliere la trave che sta nel mio occhio! Usami questa misericordia, così che poi anche il mio sguardo sia misericordioso come il tuo!». Solo un occhio misericordioso, infatti, può riempire il cuore di autenticità e sfuggire all’ipocrisia.
Ed ecco il significato dell’ultima immagine usata da Gesù. Il nostro cuore – ovvero il centro regolatore della nostra vita – è paragonato ad un albero. Bella immagine, perché un albero in gran parte si vede, ma la sua parte più importante sono le radici che non si vedono. Il cuore dell’uomo è proprio così. Eppure Gesù non vuole insegnarci l’intimismo (che rischia d’essere l’alleato più prezioso dell’ipocrisia). Tutt’altro. Il cuore è un mistero di nascondimento e di fecondità. L’albero è buono se dà un frutto buono. E il frutto non solo è visibile, è soprattutto gustabile, è buono da mangiare. L’occhio riempie il cuore, ma il cuore poi si esprime nella bocca. Così è il bene. Si direbbe che è il bacio che porta sulla bocca la sovrabbondanza che c’è nel cuore.
Il cuore che affiora sulla bocca. Scrive Don Agostino: “Solo un occhio misericordioso, infatti, può riempire il cuore di autenticità e sfuggire all’ipocrisia.” Noi, che pensiamo di essere cristiani, non sempre abbiamo l’occhio misericordioso; così non riempiamo il cuore di amore autentico e con la bocca pronunciamo parole “perbeniste”, ma non buone. Conclude don Agostino: “Si direbbe che è il bacio che porta sulla bocca la sovrabbondanza che c’è nel cuore.” Tino
Davvero l’ incalzare delle immagini dice il desiderio che quanti ascoltano capiscano;
Un cieco, l’ albero fanno parte di esperienze comuni ma qui acquistano un significato esemplare.
Di immagine in immagine si delinea il ritratto di un discepolo, di una persona buona i sintetizzato dallo sguardo, finestra del cuore e del pensiero.
Uno sguardo buono rende buone belle le cose intorno, uno sguardo misericordioso crea il mondo nuovo. È il primo passo verso il Regno?