Santi, una moltitudine immensa

Pairolo (Foto AC)

Quando pensiamo ai Santi, ce li immaginiamo come un gruppetto di ardimentosi che con una vita di sacrifici e rinunce hanno raggiunto un traguardo che è necessariamente per pochi. La descrizione che dei Santi viene fatta nell’Apocalisse è diversa: «Ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua».

La santità, dunque, come un cammino per tutti, proposto anche a noi. Evidentemente qualcosa non funziona nel meccanismo che ci ha portato a giudicare la santità come una via riservata a pochi, cancellando la visione della moltitudine immensa. In effetti, la solennità odierna giunge per allargare la schiera dei Santi del calendario a quella di “tutti i Santi”, che sono assai più di quelli che la Chiesa ha beatificato o canonizzato nel corso della storia, e che sono anche diversi rispetto al canovaccio più comune, che annovera in stragrande maggioranza papi, vescovi, preti e suore.

La domanda che viene rivolta a Giovanni nella sua visione è anche la nostra: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». C’è una sorta di meraviglia nel vedere una folla che non può essere contata: come hanno fatto a diventare santi? La risposta – nel linguaggio della visione dell’Apocalisse – è fin troppo chiara: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello». La veste bianca è quella del Battesimo di ciascuno di noi ed essa deve necessariamente venire a contatto con la concretezza della vita. Si sporcherà questa veste bianca? In un certo senso sì, eppure il suo destino di santità è quello di diventare, da bianca, addirittura candida. E candida perché lavata con il sangue dell’Agnello, di Gesù Cristo.

È un paradosso, questo: com’è possibile che una veste diventi candida a contatto con il sangue? Vuol dire che la vita ha bisogno di entrare a contatto con il mistero di Cristo, pur rimanendo pienamente incarnata nella storia. L’unica ricetta di santità è questa: avere il coraggio di credere, di essere fedeli e di testimoniare nel proprio quotidiano il vangelo di Gesù.  

2 thoughts on “Santi, una moltitudine immensa

  1. È consolante pensare ad una moltitudine che non si può contare: un invito, una certezza. Quasi la promessa che ogni battezzato troverà un angolo per sé nel regno. Però Giovanni ci aiuta a capire che la santità non è un’ onoreficenza che viene ” dopo”, ma un modo di essere, di vivere che si snoda nel susseguirsi dei giorni, ora, adesso.
    Penso anche che i santi debbano essere persone contente, in perfetta adesione a ciò che la vita propone. Beati, appunto.

  2. Se la santità si acquisisce sul campo, giocando la vita con la logica dell’amore, se i santi sono uomini e donne di ogni tempo e luogo che hanno vissuto cercando di essere fedeli al Vangelo, allora non li troveremo solo nell’agiografia. Scrive infatti don Agostino: ” L’unica ricetta di santità è questa: avere il coraggio di credere, di essere fedeli e di testimoniare nel proprio quotidiano il vangelo di Gesù.” Tino

Scrivi una risposta a Anonimo Cancella risposta