SESTA DOMENICA DI PASQUA – Anno B

Gesù sta ancora parlando della vite e dei tralci che devono rimanere uniti alla vite per portare frutto. Ma è come se volesse passare decisamente dall’immagine alla realtà. E questo passaggio è operato introducendo nel discorso la parola «amore».
Non una semplice parola, però, ma una relazione ben precisa che Gesù avverte dentro di sé come costitutiva della sua persona e che rivela ai suoi discepoli. L’amore non è un vago sentimento: è il Padre che ama Gesù e in questo amore c’è l’origine di tutto. «Perché Dio è amore», riassumerà Giovanni nella sua lettera, trovando il coraggio di trasformare una relazione in una definizione. Ma il discepolo può dirlo perché ha sperimentato per così dire il riverbero di quell’amore che circola tra il Padre e il Figlio, ed è l’amore riversato da Gesù su di lui e sui discepoli. «Come il Padre ha amato me – dice Gesù – anche io ho amato voi»: c’è dunque un travasamento di Dio stesso nell’uomo attraverso Gesù, che è insieme l’amato e l’amante, l’amato dal Padre e l’amante degli uomini.
Si direbbe che l’amore di Gesù trabocca, proprio come la linfa scorre dalla vite ai tralci. Egli, amando i suoi discepoli come il Padre lo ama, trasmette a loro, per così dire, non solo il suo amore ma il supremo modello dell’amore, lo fa vedere e lo vive sino alla fine. Da questo amore che è Dio stesso deriva una esortazione, un comandamento: «Rimanete nel mio amore… Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Amare gli altri per un discepolo di Gesù non è uno sforzo moralistico e non è nemmeno una emozione passeggera. È il frutto del rimanere nell’amore totale di un Altro, di Gesù. In qualche modo è entrare in quella circolazione di amore che è la sostanza stessa di Dio.
Ricordando sempre due cose importanti che Gesù ci dice. Primo, l’amore del cristiano tende all’infinito ad un «come», «come io ho amato voi»: il modello è l’umanità di Gesù nel dono che egli ha fatto della sua stessa vita. Secondo, siamo amici non servi, «non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi»: l’avventura della vita è ricevere un dono di amore che innesca un inarrestabile contagio di amore.
Dentro l’avventura dell’amore. Scrive Don Agostino: “L’amore non è un vago sentimento: è il Padre che ama Gesù e in questo amore c’è l’origine di tutto.” Se vogliamo essere cristiani dobbiamo sentire profondamente questo “dono”. Il ricevere un dono di amore da Gesù innesca una circolazione d’amore nella famiglia, nelle amicizie, nel lavoro, nella comunità dei Santi della Carità, nei “lontani”, che forse hanno grande bisogno della nostra testimonianza. Tino
Abbiamo trovato casa: l’amore di Gesù ci precede, ci accoglie, ci abbraccia. Ma il nostro sarà uno ” stare” dinamico: non finiremo mai di conoscere, di sperimentare la profondità, l’ altezza, la larghezza di questo amore¹. E lui, maestro, ci insegna come.accettare di essere amati di un amore così grande che non può essere fermato ma deve allargarsi anche nella nostra vita.