Natale, il «corpo a corpo»

Foto AC

Ogni anno, quando arriva Natale, avverto sempre più il desiderio di stare in silenzio e di non sovrapporre le mie parole alla forza stupefacente di un Fatto. Che commento si può fare di fronte a Dio fatto uomo?

C’è il rischio di scivolare in una poesia un po’ mielosa o di costruirci sopra un palazzo di ragionamenti. Bisognerebbe invece cadere in ginocchio in silente adorazione.

Ricordo una obiezione che mi venne fatta nel periodo del Covid, che diceva: «Quest’anno Natale dovremmo saltarlo via. Non possiamo festeggiarlo come vorremmo!». Come se il Natale sia una nostra invenzione, una ricorrenza del calendario, e non invece una scelta di Dio. Il Natale è Lui che vuole calarsi nei nostri giorni per donarci la sua presenza. È ancora Natale, anche quest’anno, perché Dio si fa vicino, è Lui che si fa vicino, è Lui che lo ha deciso. Natale non arriva perché ce lo siamo meritato o ne abbiamo avuto bisogno. È Dio che ha bisogno di entrare nella nostra storia, di prendere un corpo in mezzo a noi.

Dovrei dirlo così: Dio non si basta e ci viene a cercare. Lui mi viene vicino: mi cerca con un corpo che entra in relazione con me, con il mio corpo. Natale non è un incontro spirituale, potremmo dire che è un corpo a corpo. So bene dov’è il mio corpo, ma dove sta oggi il corpo di Dio? Dove mi si fa vicino? Dove lo incontro? Dove posso abbracciarlo? Ebbene, posso rispondere così: il corpo di Dio è il corpo dell’altro. Se Dio ha un corpo ed è il corpo dell’altro, allora non basta più che io cerchi di raggiungere Dio con una scalata interiore, nemmeno con una lunga preghiera: tutto rischia di essere un monologo, se non si apre al corpo dell’altro, al corpo di Dio che è rimasto impigliato nell’altro. E l’altro è proprio l’altro. Il marito, la moglie, i figli, i parenti, gli amici, ma anche l’altro in cui inciampo, l’altro che non scelgo, che mi è magari antipatico.

Il Natale di Gesù è il fondamento di questo continuo corpo a corpo, che è la vera esperienza cristiana. E accade allora che, se mi chiudo all’incontro con gli altri, non sono solo un soggetto un po’ scortese, ma ne va della mia stessa fede cristiana nel Dio fatto uomo. E non faccio Natale!

2 thoughts on “Natale, il «corpo a corpo»

  1. Natale, il «corpo a corpo». Scrive con forza don Agostino: “Natale non è un incontro spirituale, potremmo dire che è un corpo a corpo.” Non faccio Natale se non mi apro al corpo dell’altro (ovvero al corpo di Dio che è nell’altro): la moglie, la figlia, il fratello, i parenti, gli amici, gli allievi, i colleghi, gli appartenenti alla nostra Comunità dei Santi della Carità, ma anche gli altri: i lontani…

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