TERZA DOMENICA DI AVVENTO – Anno A

Si direbbe che san Paolo vuole insegnarci come si attende. I cristiani di Tessalonica formavano una giovane comunità piena di entusiasmo, che aveva però bisogno di un fondamento.
Forse attendevano una fine del mondo imminente con il ritorno di Gesù Cristo e proprio per questo vivevano senza convinzione il presente. Non sbagliavano ad attendere, ma dovevano tenere i piedi per terra. La parola era quella giusta: «fine». Ma bisognava cambiare l’articolo: non «la» fine, ma «il» fine. Perché l’uomo, senza un fine, è già morto, è già alla fine. Avere un fine nella vita è fondamentale, e sembra proprio che i consigli di san Paolo siano indirizzati a dare uno scopo alla vita dei cristiani di Tessalonica.
Sono parole rivolte anche a noi? Certamente: i problemi che ci assillano sono altri, e forse noi temiamo il ritorno di Cristo, ma anche noi a maggior ragione abbiamo urgente bisogno di un fondamento, di un fine, di una prospettiva e in tal senso i consigli di san Paolo sono veramente preziosi. «Siate sempre lieti… in ogni cosa rendete grazie… vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono». Ottimismo esagerato quello dell’Apostolo? Come è possibile essere contenti sempre? E ringraziare in ogni cosa? E vagliare tutto? È possibile solo se crediamo che la storia è nelle mani del Signore e che è lui a portarla a compimento, non certo noi. Lui è il «sempre», lui è «in ogni cosa». Questa consapevolezza un po’ ci solleva, ma non è un lasciapassare che ci permette di non fare niente. Perché la letizia si deve leggere sul nostro volto, la gioia deve essere una dimensione della nostra vita e dobbiamo essere noi capaci di gratitudine in ogni cosa. Cioè: dobbiamo entrare anche noi nello sguardo di Dio sulla storia, dobbiamo collaborare alla sua Provvidenza.
Ecco il senso di altri due fondamentali consigli di san Paolo. Dapprima «pregate ininterrottamente», cioè mettete Dio in tutto ciò che le vostre mani fanno. Poi «non spegnete lo Spirito», cioè: non siate pompieri ma incendiari, lasciate divampare il fuoco dei doni che Dio vi ha fatto e non spegnete il fuoco acceso dai doni degli altri.
Siate sempre lieti! Scrive Don Agostino: “Perché la letizia si deve leggere sul nostro volto, la gioia deve essere una dimensione della nostra vita e dobbiamo essere noi capaci di gratitudine in ogni cosa.” Non è facile in questo tempo colmo di vicissitudini! Spesso noi vecchi ci alziamo il mattino intrisi di pessimismo.. eppure possiamo cambiare sguardo e invece che stare in attesa della fine tentare con tutta la forza, che ci rimane, di avere un fine nella vita. Come fare? Basta collaborare alla Provvidenza di Dio.
“Tutto è grazia” così Bernanos, scrittore dalla vita difficile, concludeva .un suo libro . Ed è vero, tutto è grazia per chi vive abbandonato a Dio, cogliendo negli accadimenti della vita ciò che è giusto e bene per lui. Penso che accettate di buon animo cio che ci capita sia il modo migliore per rispondere a Dio, per fargli compagnia. Aderire senza lagni alla vita ( quella che ci tocca) è il modo migliore per pregare ” incessantemente”