VENTISETTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A

Le vigne in questa stagione sono spoglie. I grappoli sono stati raccolti e le viti si preparano ad affrontare l’inverno con il gelo che potrebbe essere fatale per la nuova stagione dei frutti.
Il destino dell’uva è di essere vino ed è nella bottiglia, che magari resterà sigillata per anni, che si deposita la storia di un anno di vita della vigna. Bevendo il vino si sprigioneranno profumi e sapori proprio di quel «frutto della vite e del lavoro dell’uomo» (così diciamo nel momento dell’offertorio nel rito della Messa). Gesù usa spesso l’immagine della vigna, in cui si sommano il silenzioso lavoro della natura e l’attenta opera dell’uomo che, insieme, producono i frutti.
La parabola che abbiamo ascoltato usa la vigna come simbolo del regno di Dio e tutto sembra affidato al desiderio che Gesù esprime alla fine, che ci sia «un popolo che ne produca i frutti». I frutti del regno di Dio sono come il frutto della vite e hanno bisogno di un dono iniziale, affidato però al lavoro sapiente e generoso dell’uomo. Senza vigna non c’è alcun frutto, ma senza il lavoro dell’uomo non c’è vino. Questo connubio di grazia e libertà è appunto la preziosa mansione affidata al popolo di Dio, diffuso in ogni tempo e in ogni luogo, per formare già qui in terra il regno di Dio.
È bello sapere che c’è un Dio e che magari egli sembra lontano ma tiene nel cuore la sua vigna, quella che ha dato ai contadini perché la facciano fruttificare. È bello sapere che noi abbiamo tra le mani qualcosa che è nel cuore di Dio, e che egli si fida delle nostre mani come di mani fruttifere che sanno trasformare l’uva in vino. È bello sentire queste parole proprio nelle settimane che hanno il sapore della ripresa, lenta e faticosa, della vita pastorale delle nostre comunità. Dio continua a rinnovare il suo dono, anche se piccolo e misterioso, e continua ad affidarlo al nostro impegno, anche se discontinuo e non sempre fedele ed entusiasta. Un dono che sull’altare diventa, attraverso il pane e il vino, presenza reale di Cristo. Un dono che non va conservato o consumato privatisticamente, ma che va condiviso e diffuso, come abili vignaioli che sanno produrre buon vino.
Scrive, nella ventisettesima domenica del tempo ordinario-anno A, Don Agostino: “Senza vigna non c’è alcun frutto, ma senza il lavoro dell’uomo non c’è vino”. Il sacerdote scrive queste parole proprio nella settimana della ripresa della vita pastorale delle comunità; stamane infatti ha inizio, per bambini e ragazzi della Comunità dei Santi della Carità, l’anno catechistico. Una catechesi che è necessaria anche per gli adulti, che hanno ricevuto la vigna perché col loro lavoro la facciano fruttificare e produrre buon vino.