Io sono la porta

QUARTA DOMENICA DI PASQUA – Anno A

Pieralongia (sullo sfondo il Sassolungo) – Foto AC

Gesù pronuncia queste parole subito dopo aver guarito il cieco nato. Sono rivolte a quei farisei ciechi che credevano di vedere e invece non si arrendevano nemmeno di fronte all’evidenza. «Io sono la porta», dice Gesù.

Siamo richiamati alla definizione che Gesù dà di se stesso nell’ultima cena: «Io sono la via, la verità e la vita». Dicendo di essere la porta, Gesù riassume in una sola parola l’intero itinerario. Egli è la via, il passaggio. Egli è il vero pastore, non è un mercenario. E questa vera via si apre sulla vita.

Infatti, la porta del recinto delle pecore rappresenta il passaggio per entrare, ma anche per uscire: «Se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo». La vita è pascolo, è nutrimento, è sicurezza, è libertà. Il recinto si direbbe un luogo provvisorio, la vera vita sta fuori, oltre la porta, nella vastità del pascolo. Chissà perché noi di questa immagine abbiamo come conservato l’idea del recinto delle pecore. Penso all’idea di Chiesa come un recinto in cui stare dentro, e chi sta fuori è perduto.

Ora, la salvezza non sta nel recinto, ma nella porta: è l’entrare e l’uscire attraverso Cristo-porta che dà la salvezza, non è certo il restare dentro un recinto. E lo scopo è la vastità del pascolo, è la vita che si consuma fuori dal recinto. La Chiesa è il pascolo, non il recinto. È il pascolo a cui si accede attraverso Cristo-porta, uscendo dal recinto. Gesù dice che vi sono altre pecore oltre a quelle che stanno nel recinto del pastore – ed è il pastore bello, quello che conosce le pecore ed è da esse riconosciuto – ma anche quelle sono chiamate ad entrare nel recinto, a formare un solo gregge solo perché anch’esse possano uscire attraverso Cristo-porta e sperimentare la vita del pascolo. Perché, come afferma Gesù: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Lo scopo è la vita, la pienezza della vita, la bellezza della vita. Alla luce di queste parole, c’è forse da cambiare qualcosa nel nostro modo di appartenere alla Chiesa. Più che attirare pecore dentro il recinto, la nostra missione è abitare e condividere la vastità del pascolo.

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One thought on “Io sono la porta

  1. IO SONO LA PORTA. Scrive con efficacia e con poesia don Agostino: “La vita è pascolo, è nutrimento, è sicurezza, è libertà. Il recinto si direbbe un luogo provvisorio, la vera vita sta fuori, oltre la porta, nella vastità del pascolo.” Noi cristiani stiamo bene dentro un recinto che ci protegge, o al massimo stiamo nelle varie associazioni ben protette dal recinto, ma in realtà la Chiesa non è il recinto, ma il pascolo! Dobbiamo avere più coraggio, non stare più adagiati nella comodità e realizzare la nostra difficile missione che è “abitare e condividere la vastità del pascolo.”

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