SECONDA DOMENICA DI PASQUA – Anno A

«Venne Gesù, stette in mezzo». Accadde così quella prima domenica e poi una settimana dopo e, da allora, sempre. Che cosa significa che Gesù viene e sta in mezzo?
È certo una indicazione spaziale per dire che egli non entra dalla porta, ma che si rende presente in mezzo ai suoi con una forma nuova. Ma quel «stette in mezzo» vuole indicare anche la condizione di uno che è ritto in piedi, che è vivo. È il risorto, ma è lo stesso che porta i segni della morte nelle mani nei piedi e nel fianco. È il Signore!
Il racconto evangelico che ascoltiamo ogni anno in questa domenica dopo Pasqua è fondamentale per la nostra vita cristiana. Non è un racconto chiuso, non narra un avvenimento accaduto e superato. Dice l’inizio della nuova presenza di Gesù. Egli sta in mezzo a noi, il che vuol dire che è al centro della nostra vita, nel nostro cuore. Una bellissima antifona della Liturgia delle Ore recita così: «Ora si compie il disegno del Padre, fare di Cristo il cuore del mondo». Queste parole descrivono perfettamente il significato dello stare in mezzo di Gesù: è il cuore del mondo.
Vorrei che comprendessimo questa realtà di Gesù. Vuol certo dire che la sua presenza è tangibile nel dono dell’Eucaristia e, quindi, perdere consapevolmente questo incontro che si attua nella Messa domenicale equivale a perdere il contatto con il cuore della vita. Ma il disegno del Padre ha voluto fare di Cristo non il cuore della Chiesa, ma il cuore del mondo. La sua presenza non si riduce affatto ad una presenza rituale relegata in tre quarti d’ora della domenica, ma deve innervare tutta la vita quotidiana. Il cuore è il centro pulsante della vita. Tante volte Gesù non è il cuore della nostra giornata, e non solo perché in essa manca la preghiera che si perde tra le mille faccende quotidiane, ma soprattutto perché non è la logica evangelica di Gesù a muovere le nostre azioni, a guidare le nostre decisioni. Per nostra fortuna, è il Signore Gesù che continua a stare in mezzo a noi come stette in mezzo ai suoi discepoli chiusi in casa per la paura. Egli guarisce la nostra distrazione con la sua misericordia.
Quanto è vero. Lui c’è, resta con noi malgrado noi. Se ne siamo consapevoli, tutta la giornata si snoda, ora dopo ora , in sintonia con lui. Quello che succede con le persone che amiamo: l’ essere apparentemente separati, occupati in diverse faccende, non .disturba il nostro essere famiglia. E l’intimità con Gesù è ancor più coinvolgente. Cuore. Lui non è nel cuore, ma è il cuore stesso:: lo slancio, l’ energia, lo spirito vitale.
IL CUORE DEL MONDO. Scrive in proposito don Agostino: “La sua presenza non si riduce affatto ad una presenza rituale relegata in tre quarti d’ora della domenica, ma deve innervare tutta la vita quotidiana. Il cuore è il centro pulsante della vita.” Noi, che ci definiamo cristiani, ci limitiamo a partecipare alla Messa festiva, mentre nei giorni feriali preghiamo poco o lo facciamo distrattamente tra le varie faccende quotidiane. Ma quel che è più grave è che nel mondo post-moderno la logica che muove le nostre azioni è troppo spesso quella dell’individualismo e non è la logica evangelica di Gesù! Lo “stare in mezzo” di Gesù significa che è Lui il cuore del mondo… Don Agostino ci ricorda non solo quel che accadde quella domenica, nella quale Gesù non entrò dalla porta e stette in mezzo agli Apostoli con una forma nuova, ma anche la bellissima antifona della Liturgia delle Ore che recita così: «Ora si compie il disegno del Padre, fare di Cristo il cuore del mondo»