PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA – Anno C

La Quaresima inizia sempre nel deserto e il personaggio che accompagna Gesù è il diavolo. Questa parola deriva dal greco e significa «colui che divide». Le si contrappone un’altra parola, simbolo, che significa «colui che unisce». Ma potrebbe anche essere «ciò che divide» contrapposto a «ciò che unisce».
Noi cristiani chiamiamo «simbolo di fede» quel testo che inizia con «Credo…» che recitiamo nella Messa e che contiene le parole che uniscono i cristiani nell’unica fede: esso si contrappone al tentativo del diavolo di confonderci e di separarci. Si potrebbe dire che nel deserto, all’inizio della vita pubblica di Gesù e ogni anno all’inizio della Quaresima, avviene proprio uno scontro tra il diavolo e il simbolo, tra il demonio e Gesù, tra colui che cerca di dividere l’uomo e colui che invece lo unisce. Sappiamo bene che questa lotta continua nella comunità dei discepoli di Gesù, dove pure troviamo alcune persone che svolgono il lavoro del diavolo, che cercano cioè di portare la divisione. È una triste realtà, per cui anche a noi tocca il compito di essere «simbolo», cioè operatori di unità che sanno contrastare e debellare il «diavolo». Anche nella Chiesa l’operatore di divisione agisce scaltramente.
Spesso il diavolo è rappresentato come un essere ripugnante con corna e forcone. È una raffigurazione pittorica che non corrisponde al vero. Il diavolo, infatti, non commette certo l’errore di presentarsi in un modo che lo renda poco avvicinabile, anzi spesso agisce attraverso uomini e donne che – come nel racconto evangelico delle tentazioni di Gesù nel deserto – sanno essere convincenti e suadenti, e citano la Bibbia. Colui che divide potrebbe addirittura nascondersi in qualcuno che dice di volere l’unità, che parla di amore e misericordia, che afferma di lavorare per il bene dell’umanità. Quante volte è già successo nel corso della bimillenaria storia della Chiesa e quante volte ancora succederà! Gesù ci mostra che sconfiggere il diavolo si può, confermando la propria adesione a Dio, anche quando la «via simbolica», quella che unisce, non è la strada più facile.
In greco dia-ballo è «ciò che divide» ovvero il diavolo, mentre sun-ballo è «ciò che unisce» il “simbolo”: ovvero il Credo, che noi cristiani recitiamo nella messa festiva al termine dell’omelia. Nel mondo post-moderno noi che abbiamo il compito di essere «simbolo», cioè operatori di unità, non sappiamo contrastare e debellare il «diavolo», che agisce sempre più scaltramente e in modo convincente come operatore di divisione, se non addirittura di guerre…
Trovo la risposta a questa lotta senza fine, così evidente nelle vicende umane anche ai nostri giorni, nell’ultima tentazione di Gesù: se sei il figlio di Dio scendi dalla croce, chiama gli angeli a difenderti. Ecco, la soluzione è proprio la Croce. La strada più difficile, quella che costa lacrime e fatiche. Inutile illudersi. Spesso la tentazione diabolica ha il volto rassicurante del buon senso e della prudenza. Le soluzioni rapide e indolori paiono non piacere a Gesù. Le soluzioni davvero buone vanno cercate insieme, con pazienza e amore.
Scrive acutamente Don Agostino: “Colui che divide potrebbe addirittura nascondersi in qualcuno che dice di volere l’unità, che parla di amore e misericordia, che afferma di lavorare per il bene dell’umanità”, In questo tragico momento storico si deve stare attenti a chi giustifica l’invasione di stati democratici perchè la democrazia è una forma superata, che non garantisce il bene dell’umanità, che invece garantirebbe una dittatura…