La parabola vissuta in barca

Pola – Anfiteatro romano (Foto AC)

Questo racconto della tempesta sedata chiude nel vangelo di Marco la predicazione in parabole. Una giornata faticosa per Gesù, per questo non appena sale sulla barca e trova un cuscino s’addormenta profondamente.

Così ci viene da interpretare lo strano dormire di Gesù, mentre imperversa una tempesta di vento che riempie d’acqua la barca. Invece, quel sonno fa ancora parte della predicazione. Si direbbe che è la messa in scena della parabola del seme che cresce da solo.

Infatti, si dice che Gesù «in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa». Ecco, sta spiegando loro quella parabola che evidentemente non avevano compreso. La sta spiegando ai discepoli non più a parole ma da dentro una esperienza di vita che condivide con loro. Dov’è finito il seminatore mentre il seme, da solo, affronta la tempesta? Perché dorme e si disinteressa? «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» è l’urlo disperato dei discepoli che imbarcano acqua sulla barca. Lo aveva detto: «Dorma o vegli, il seme germoglia e cresce». Non siete perduti anche se il Maestro dorme. Non siete perduti proprio perché il Maestro dorme.

Sul mare va in scena ancora lo stesso dramma, il mistero del regno di Dio. Il copione dice la sua fragilità, racconta la paura che arriva sino a dubitare che il regno sia proprio lì a poppa, sul cuscino. L’avevano preso con loro, Gesù, sulla barca, «così com’era». Così com’è, egli sembra piccolo, perdente davanti a tutta quell’acqua che il vento potente riversa nella barca, e si è persino addormentato, sembra indifferente e disinteressato. Hanno svegliato il contadino perché temono che il seme non cresca. Hanno svegliato il Signore perché hanno paura di morire.

La parabola vissuta sul mare finisce com’era finita la parabola raccontata sulla riva. Il regno di Dio è un seme che germoglia e cresce, anche se il contadino dorme. Il regno di Dio è una barca che galleggia perché il suo nocchiero ha messo a tacere il mare e ha minacciato il vento. Fragilità e vittoria. Si direbbe che l’evangelista ha nascosto già qui nel quarto capitolo un anticipo del finale di morte e risurrezione.

2 thoughts on “La parabola vissuta in barca

  1. Gesù è così dentro la nostra storia da essere impercettibile. Però c’è. La fiducia è il tratto essenziale del nostro rapporto con lui. La speranza cristiana, la fede è proprio questo abbandono malgrado il silenzio di Dio. In questo modo anche noi diamo il nostro contributo alla crescita del regno.

  2. La parabola vissuta in barca. Scrive Don Agostino: “Il regno di Dio è una barca che galleggia perché il suo nocchiero ha messo a tacere il mare e ha minacciato il vento. Fragilità e vittoria. Si direbbe che l’evangelista ha nascosto già qui nel quarto capitolo un anticipo del finale di morte e risurrezione.” Sulla barca c’è il mistero di Gesù Cristo, Dio e uomo. Sta qui la differenza tra il vecchio e il nuovo Testamento. Dio si è rivestito con l’incarnazione di una sublime povertà, una povertà che, se non abbiamo fede, ci può fare paura. Non siamo capaci, come anche i discepoli sulla barca, di fidarsi della Sua “fragilità e vittoria”. Tino

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