NATALE DEL SIGNORE
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Guardo il chiodo che c’è sul muro del mio studio e che sostiene il calendario del 2025. Fra pochi giorni dovrò cambiarlo. Accade ogni notte del 31 dicembre sul 1° gennaio.
Ciò che resta ben ficcato nel muro è il chiodino che ha sostenuto i calendari: non c’era quando sono arrivato in questa casa, ce l’ho messo io, con molta attenzione (ho imparato da mio papà) e da allora è stato fondamentale perché i calendari che si sono succeduti abbiano potuto svolgere il loro compito annuale.
Il calendario ci tiene tutti dentro una storia che abbiamo in comune. Alcuni hanno molto spazio bianco per scriverci sopra gli appuntamenti, gli anniversari, i ricordi più importanti: cose che abbiamo fatto perché il calendario ce le indicava, e cose che non abbiamo fatto, proprio perché non abbiamo guardato il calendario. Tutto quello spazio bianco all’inizio dell’anno ci appare come una promessa. Sì, perché il calendario che abbiamo appena tolto dal chiodino si porta via la memoria della promessa non mantenuta: muto se ne va, senza rimproveri, senza rimorsi, senza pretese. Non è più lui che deve rimpiangere o sognare, maledire o benedire quei giorni e quelle notti che non riporta sulle sue pagine consumate e che, invece, sono scritti sul calendario dell’anno nuovo, che profuma ancora dell’inchiostro di chi lo ha stampato.
Vi svelo un segreto, che poi non è un segreto. Basterebbe aprire gli occhi e approfondire lo sguardo. Il calendario è solo una traccia da riempire con la vita. Come il segnavia dipinto sulle rocce che affiancano il sentiero da seguire. Ma se quel segnavia potesse parlare direbbe che mi ha visto passare ma non ha visto la mia vita, perché la vita è invisibile. Così anche il nuovo calendario è destinato a diventare vecchio. E lo posso gettare via, perché la mia vita è già altrove, è nel deposito della mia carne in attesa di risorgere e che tutto diventi visibile. Come ciò avvenga io non lo so, non chiedetelo a me.
Oggi, a Natale, ho deciso di parlarvi brevemente del chiodo fisso nel muro. Giovanni ne ha parlato e lo ha fatto in un modo così bello – peccato che per noi il «bello» sia diventato «difficile» – che noi passiamo oltre come se il Prologo sia la sbandata filosofica di un esaltato: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Se mettiamo tra parentesi il Verbo e la carne, Giovanni vuol dirci che quel chiodo – sì, quello dei calendari – il muratore ce l’aveva già in tasca, ma ora lo ha ficcato nel nostro muro. Giovanni lo sa perché a quel chiodo si è appeso lui per primo e si è lasciato sostenere come un calendario.
Ci voleva l’umanità di Dio – Dio diventato uomo – per appendere i nostri calendari che misurano il tempo che passa. E l’umanità di Dio c’è, abita il nostro muro, è in mezzo a noi. Il muro lo ha fatto Lui, ed è diventato uomo per costituire con la sua presenza quel mirabile appiglio che ci tiene uniti al Cielo. Il chiodino – forse è così, anche se vi ho detto che io non lo so – è il canale misterioso attraverso il quale la vita invisibile giunge al deposito della carne e così la risurrezione della carne sarà lo sprigionarsi di tutta la vita di tutti i miliardi di umanità passata sulla terra – tutta, capite? – e che finalmente vedremo (anch’io vedrò la mia). Vedremo la vita. Sarà una festa immensa e infinita e per forza durerà per sempre.
È Natale, carissimi. Gesù ha già dato il via alla festa. Quando non cambieremo più il calendario, ecco, ci saremo anche noi.
Le promesse non mantenute, quello che avrebbe potuto essere e non è stato…potrebbero amareggiare se non ci fosse quel chiodo cui appendere un calendario nuovo che parla di possibile vita nuova. Il chiodo annoda, concatena tutti i nostri calendari( vite, ieri e oggi, poi).
Nello scorrere dei giorni è il punto fermo, il centro gravitazionale. Apparentemente fragile è l’ ancora di salvezza che afferma, conferma la nostra esistenza unica fra il fluire di innumerevoli vite.
Ci siamo perché Lui c’è.
ci saremo perché Lui c’è.
Il chiodo che sostiene i calendari… Scrive Don Agostino: “Ci voleva l’umanità di Dio – Dio diventato uomo – per appendere i nostri calendari che misurano il tempo che passa.” Il chiodo ha un grande valore simbolico; è l’appiglio che ci tiene uniti al Cielo. E’ Natale e il chiodo segna l’inizio della festa. Tino