XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C
Vedi il video con la meditazione di don Agostino cliccando qui

Gesù sguscia via come un’anguilla dalla nostra presa che cerca di trasformarlo in un profeta della fine del mondo. È vero, egli fa riferimento ad avvenimenti drammatici della nostra storia – guerre, rivoluzioni, terremoti, carestie, pestilenze e persecuzioni, incomprensioni, tradimenti – ma essi si trovano in ogni epoca e poi comunque «non è subito la fine».
È come se le immagini e i vaticini di Gesù fossero realistici, ma poi egli attenua la tinte fosche. Siamo come pittori alle prese con il nostro quadro. Ciascuno il suo? In un certo senso sì, perché la libertà è un dono che si riceve e si gestisce individualmente. Ma se potessimo andare dietro le tele altrui a sbirciare, scopriremmo che miliardi di quadri si assomigliano tra di loro e hanno due cose in comune: c’è il gioco tra la luce dello sfondo e le macchie nere, tante, che però sembrano essere lì per far splendere ancora di più la luce.
Spesso il buio dà ancora più risalto proprio a quella luce che non è riuscito a spegnere. La luce primordiale è inattaccabile e alla fine vincente. Gesù, che ci parla conoscendo il disegno del Padre – dalla creazione di tutto al compimento di tutto – può dirci: «Voi non siete creature abbandonate e impaurite che attendono la fine, no, voi siete creature amate e attese dal Fine, che poi coincide con il Principio».
Mi domandano spesso: ma nell’aldilà rivedrò mio fratello, mia mamma, quella donna, quell’uomo che ho particolarmente amato? Certo che sì, il paradiso è proprio questo, e se non fossimo attesi da nessuno, eccolo lì l’inferno. Ma è impossibile che ci sia qualcuno che non ha nessuno che lo attende, anche se fosse un essere spregevole. Siamo attesi, desiderati e il nostro cammino è segnato lungo una delle tante direttrici dell’amore.
Gesù indica tre segnali messi sul nostro cammino per raggiungere la meta. Il primo segnale è un segnale di pericolo: pericolo di inganni. Non seguire chi ha la la pretesa di impacchettare il Vangelo. Il secondo segnale è un segnale di divieto: divieto di sfiducia. Non dare le dimissioni, vivi serenamente le difficoltà. Il terzo segnale è un segnale di obbligo: obbligo di perseveranza. Dona la tua vita alla speranza e non allo sconforto.
Il segnale nella stupenda fotografia della val di Blenio (presso Olivone) è immagine che ben esprime i segnali lungo il sentiero del Fine. Scrive don Agostino: “Dona la tua vita alla speranza e non allo sconforto.” Tino
È impossibile andare indietro, anche tornando alle proprie radici si va verso il fine. L’ origine ( trinità creatrice) dona energie e forza, il fine attira con la larghezza dell’amore che unisce il figlio e il padre e diviene per noi strada, sostegno, nutrimento.
Vivere è proprio come camminare su un sentiero in montagna: fatica, occhio alla meta, passo calibrato, borraccia; senza lasciarsi sviare dalla tentazione delle scorciatoie lasciando il sentiero sicuro; capacità di cogliere la bellezza intorno, ad ogni passo. Poveretto chi pensa di arrivare ” per primo” e si perde il bello di arrivare insieme.