Oggi, Sant’Agostino…

La data del 28 agosto ricorda il giorno della morte ad Ippona del vescovo Agostino. Correva l’anno 430. Sarebbe interessante entrare nella difficile situazione di quelle ultime settimane con i Vandali di Genserico che, dopo aver attraversato il mare dalla Spagna – non solo i soldati ma un’intera popolazione – cingevano d’assedio Ippona. La città non cadde se non dopo la morte di Agostino nel 431. Possidio mise in salvo ciò che il vescovo aveva lasciato di suo: la biblioteca. Libri che erano già stati copiati e che continueranno ad essere copiati sulla pergamena e poi sulla carta e poi stampati. Un tesoro, l’unica eredità di Agostino, nato a Tagaste il 13 novembre 354 e morto ad Ippona il 28 agosto 430.

Voglio riportare una parte dell’introduzione ad uno dei miei primi libri, che racconta la storia del mio incontro con Le Confessioni di sant’Agostino, un libro che ho tenuto tra le mie mani e che continuo a leggere e consultare.

DA CUORE A CUORE

Anche questo libro (Le Confessioni) ha una storia. Ed è, credo, quella che caratterizza tutti i fedeli lettori del vescovo di Ippona. Mi ritrovo in ciò che Jean Guitton scriveva nel 1954: «Sant’Agostino mi ha aiutato a vedere più chiaro in questo tormentato universo, da quel 1924 in cui l’affrontai per la prima volta, fino al 1954 in cui scrivo questo piccolo libro. Durante questi trent’anni ho conservato la convinzione che il pensiero di sant’Agostino fosse un promontorio molto favorevole per giudicare i miei tempi, e per comprendere ch’egli diveniva sempre più d’attualità» (J. GUITTON, Attualità di sant’Agostino, Paoline, Roma 1963,9).

Dove sta il segreto di questa attualità? Ce lo svela Agostino stesso in una pagina del decimo libro delle “Confessioni”. Egli parla dal cuore, quel luogo interiore in cui l’uomo è ciò che veramente è (X,3,4) e parla al cuore di tutti coloro che, in epoche diverse, pur non potendo penetrare nel suo intimo, si sentono come specchiati nelle sue parole. Egli per primo intuisce il crearsi di questo rapporto con i suoi lettori: «è la carità a credermi in loro» (X,3,4).

Un dialogo da cuore a cuore, dunque, è ciò che Agostino sa instaurare sempre attraverso i suoi scritti, in modo particolare con i tredici libri delle “Confessioni”. Ed è proprio quest’opera ad aver segnato la storia del libro che avete fra le mani.

Me ne fu regalata una copia dai miei genitori quando avevo quindici anni, nel 1974. Era d’estate, a Barzio, e la lettura di quelle pagine, con il cuore dell’adolescente, lasciò in me non pochi segni, di cui resta memoria nelle sottolineature tracciate su quel volume, che ancora conservo.

Passarono una decina d’anni. Al principio dell’estate del 1984 ero alle prese con la scelta di un argomento per la tesi di laurea, e mi ero orientato verso la storia contemporanea. La vita mi mise di fronte alla morte improvvisa e drammatica di due amici, e poi di un altro ancora qualche mese più tardi. Non sapevo più che farmene della storia – e contemporanea per giunta – se quelle giovani vite erano state spezzate davanti a me senza che io ne comprendessi il senso.

Provvidenzialmente una persona, che aveva molto sofferto in quei giorni, mi regalò, in occasione del mio onomastico, una edizione bilingue delle “Confessioni”. «Con l’augurio di seguire le orme del grande omonimo maestro!», così diceva la dedica. Rilessi le “Confessioni”, questa volta con il cuore del giovane che cerca un senso alla sua vita. E il cuore di Agostino mi rivelò verità che dieci anni prima erano corse sotto i miei occhi senza lasciare alcuna traccia dentro. Mi gettai in modo particolare su quelle pagine del quarto libro in cui Agostino svela il suo intimo in occasione della morte di un carissimo amico.

Decisi di cambiare l’argomento della tesi. Volli a tutti costi che le “Confessioni” diventassero per me un testo di meditazione e di studio. Mi fece compagnia per un anno, tra Rovellasca e Milano: ne trassi materiale interessante per la mia dissertazione di laurea, ma soprattutto succhiai nettare per la mia vita.

Passarono anche gli anni del Seminario Teologico a Como, e la bella edizione delle “Confessioni”, mai più riposta definitivamente sullo scaffale della biblioteca, mi offrì il canovaccio per una meditazione proficua nei giorni degli esercizi spirituali in preparazione all’ordinazione sacerdotale. Mi trovavo a Concenedo, sopra Barzio, a pochi passi cioè dal luogo dove per la prima volta avevo incontrato Agostino. Era il giugno del 1991. Per la terza volta lessi quelle pagine, con il cuore colmo di gratitudine, ma anche gravido delle domande che assillano un giovane sulla soglia di diventare presbitero – «anziano» – nella Chiesa di Dio. E il cuore di Agostino parlò ancora in modo nuovo: mi rivelò le origini della mia fede succhiata con il latte materno, e mi aiutò a rileggere i passaggi della grazia di Dio nella mia vita attraverso persone, gruppi e situazioni, in cui ora scorgevo provvidenzialmente un disegno unitario. Tanta parte dell’itinerario interiore sin qui descritto – integrato con altre letture agostiniane – si è depositata nelle pagine di questo libro. Tanto rimane nel mio intimo, dove nessun occhio, nessun orecchio, nessuna mente può penetrare.

Ma immensamente più grande è ciò che resta nel mistero del «cuore a cuore» che ancora continua.

AGOSTINO CLERICI, Itinerario cristiano sulle orme din Agostino d’Ippona, Paoline, Milano 1995, 13-15.

          

3 thoughts on “Oggi, Sant’Agostino…

  1. Anch’io lessi le confessioni da giovanissima, le dovetti poi rileggere( in latino!) perché oggetto di un corso in università. Tema del corso: l’amicizia in Agostino. Ora mi hai fatto venir voglia di riprendere tutto in mano: farà compagnia a s. Tommaso che in questo momento impegna la mia attenzione.

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