La salvezza, i mattoncini, ad uno ad uno

Eriofori ( © Foto AC )

«Salvezza» è una parola in cui è facile inciampare oggi, pur in contesti diversi tra loro. La sento spesso al telegiornale, quando parlano di «salvataggio». Sono contento quando sento che alpinisti o escursionisti sono stati salvati da guide che hanno magari rischiato la loro vita.

La domanda fatta a Gesù – «sono pochi quelli che si salvano?» – è un poco ambigua, perché la salvezza sembra qualcosa che uno si può procurare da solo. L’immagine usata da Gesù – quella della porta stretta – sembra dar ragione a quel «pochi», ma la salvezza non è affatto un «salvarsi», quanto piuttosto un «essere salvati». Infatti, l’interpretazione che è stata data spesso di quei «molti» che «cercheranno di entrare ma non ci riusciranno» rischia d’essere fuorviante. La salvezza non è una strettoia, che funziona come un «numero chiuso» per l’ammissione al paradiso.

Non è così: la salvezza è un dono – che possiamo e dobbiamo sperare essere fatto a tutti – ma i doni non sono tutti uguali. Se ti regalano un anello con brillante, tu sei contenta, ma si tratta di un regalo che è chiuso nella sua scatoletta e che tu devi solo indossare. Il dono della salvezza è di tutt’altro tipo.

Torno con la memoria agli anni della mia fanciullezza e ricordo come fosse bello aspettare il Natale per i regali. Io ero amante delle costruzioni, e allora c’era già Lego con i suoi mattoncini colorati, ma Gesù Bambino a me portava un prodotto italiano, i mattoncini di Plastic City. Desideravo più di tutto ricevere in dono una bella scatola di costruzioni, e solo a vederla la mattina di Natale mi luccicavano gli occhi. Ma poi, una volta aperta, bisognava metterci impegno a seguire le istruzioni di montaggio, perché il dono doveva essere elaborato dall’ingegno.

Ecco, i doni di Dio sono tutti così: sono scatole di mattoncini e non cose già belle costruite e perfette. E anche la salvezza – il dono che unisce tutti i doni – è il regalo di un «gioco» che è tutto da costruire, la vita. Niente è bell’e pronto. Ogni giorno ha la sua fatica. La porta è stretta perché Dio ama così. Per lui non esiste la massa dell’umanità: vuole vederci passare, né «molti» e neanche «pochi», ma tutti, ad uno ad uno.

2 thoughts on “La salvezza, i mattoncini, ad uno ad uno

  1. Noi dobbiamo quotidianamente impegnarci a trovare le tessere, che combacino con le altre, per comporre il faticoso mosaico della giornata. Scrive chiaramente don Agostino : “E anche la salvezza – il dono che unisce tutti i doni – è il regalo di un gioco che è tutto da costruire, la vita.” Tino

  2. SÌ, ad uno ad uno. Come le pecore della parabola entrano ad una ad una attraverso il varco che apre e custodisce il recinto.

    Gesù le (ci) riconosce. Ognuno di noi gli è caro. Per ciascuno ha uno sguardo speciale e ciascuno di noi ha un modo particolare di vivere le sue parole, di assemblare i mattoncini colorati ricevuti in dono.

    Ciascuno riceve la pietruzza su cui è scritto il nome segreto. Ciascuno ha una strada da percorrere, un compito da assolvere, un peso da portare.

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