I due salti della fede pasquale

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Seceda e Odle verso il Brogles (Foto AC)

Nella vicenda pasquale del gruppo degli apostoli e dei discepoli di Gesù vi sono come due salti ravvicinati che modificano la loro fede e la purificano e le danno una direzione nuova. Avete in mente nei concorsi ippici quando il cavallo si trova davanti a una doppia barriera e deve fare due salti ravvicinati? Ecco, è successo così anche a loro.

Dobbiamo tornare alla fuga dal giardino del Getsemani, nel momento dell’arresto di Gesù. Fuggono e si nascondono, chiusi a chiave dentro una stanza per paura di fare la stessa fine di Gesù. È il punto zero: «speravamo», dicono i due discepoli diretti ad Emmaus al pellegrino che si è loro accompagnato sulla via. Ora, nella dinamica delle fede il verbo sperare si può coniugare solo al presente. Dunque, è finito tutto, Gesù al massimo resterà come il ricordo di una avventura entusiasmante. Ma Gesù risorge, si rende presente più volte in mezzo ai suoi, mangia, parla. Questo è il primo salto che la pagina evangelica ci racconta molto bene, anche grazie al supplemento di Tommaso. L’apostolo che noi abbiamo trasformato nel prototipo dell’incredulo è in realtà il testimone della fede vera: egli attesta che il Risorto è veramente il Crocifisso, che non è tornato indietro ma è andato avanti nel mistero della vita. Un gruppo che sembrava avviato alla rassegnazione come unico sbocco umano sperimenta un salto verso un nuovo inizio.

L’ostacolo della morte è superato, il cavallo ha rimesso le zampe per terra: Gesù è tornato in vita, si può riprendere il cammino insieme. Lo hanno sicuramente pensato quegli uomini e quelle donne. Non erano riusciti ad imbalsamare il Crocifisso, ora vorrebbero come imbalsamare il Risorto per tenerselo come compagno di un’avventura umana entusiasmante e trionfale. Sappiamo che non andò così. Il cavallo dovette subito rialzare le zampe per saltare la seconda barriera. Gesù era sì risorto, ed era risorto con il suo vero corpo, quello che portava i segni della Croce, ma voleva essere dentro la storia nel corpo degli uomini e delle donne che, pur non avendolo visto, avrebbero creduto in Lui. È quel corpo che continua a tenere insieme anche noi.

2 thoughts on “I due salti della fede pasquale

  1. E’ come una parabola l’esempio del concorso ippico in cui il cavallo si trova davanti a una doppia barriera e deve fare due salti ravvicinati. Noi non eravamo presenti al primo salto concluso con la fede di Tommaso. Noi partecipiamo al secondo salto di Gesù, dentro la storia degli uomini e delle donne, che, pur non avendolo visto, credono in Lui. Conclude Don Agostino: “È quel corpo che continua a tenere insieme anche noi.” Tino 

  2. Quando Gesù si presenta ai suoi, fa loro sperimentare il mistero della risurrezione. Non crollano muri, non sbattono porte: è lì con loro.

    Le piaghe a imperitura memoria. Il sacramento donato agli uomini. Da quelle piaghe sorge la Chiesa, zampilla la salvezza.

    Eredità degli apostoli sarà riconoscerlo sulle strade della vita.A noi tocca credere senza aver visto, fidandoci della Parola.

    E riconoscerlo nelle nostre giornate.

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