PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

Tre piccoli pensieri per tentare di condensare il senso di questa festa che solitamente viene celebrata di sera. Quest’anno cade in domenica, ma forse abbiamo ugualmente iniziato entrando in chiesa con le candele accese, quelle del nostro battesimo.
Un primo pensiero riguarda proprio questo gesto semplice e rivoluzionario insieme. In tante case sono accesi solo computer, telefonini e televisioni. Vi abitano i non cristiani? No, sono battezzati, ma abbiamo perso – forse anche noi che pure siamo qui – la definizione con cui il vecchio Simeone chiama il piccolo Gesù: segno di contraddizione. L’essere cristiani si è ridotto ad essere un dolcificante per correggere l’asprezza della vita, ma ci vuole poco a capire che così non funziona proprio. Invece è un segno di contraddizione, ma non sappiamo più seminarlo nel nostro cuore e nel mondo, perché fa paura per primi a noi.
Un secondo pensiero. Che cosa è accaduto quel giorno al tempio? Un fatto straordinario. Eppure la scena evangelica non ha proprio nulla di straordinario, tanto è vero che quel giorno tanti passarono oltre, come di fronte ad una banalità. Esatto, come ebbe a dire il card. Newman, «il Salvatore del mondo viene sotto l’apparenza di uno sconosciuto». Sembra che tutto avvenga «secondo la legge», eppure tutto ciò che accade è ben oltre la legge, è la rottura definitiva della storia umana. Guardate che continua ad essere così: noi crediamo che la nostra quotidianità sia noiosa, ma Cristo passa di lì ogni giorno con quella carica di novità, che sta a noi riconoscere.
Un terzo pensiero. Dove sta Dio nella scena evangelica? Passa dalle braccia di Maria a quelle di Simeone. La salvezza che il vecchio dice di aver visto non è un teorema della teologia ma un bambino fragile e sorridente. Noi, Gesù, abbiamo finito per metterlo in una angolino del cervello, e poi è sparito anche da lì. Invece dobbiamo usare le mani e aprire gli occhi e riconoscerlo vicino questo Dio: vediamolo bambino, vediamolo anziano, malato, povero, bisognoso di affetto, a partire da quelli della nostra casa. Altrimenti siamo portatori di un cristianesimo che è innocuo… e accese sono solo le candele!
Scrive Don Agostino: “Guardate che continua ad essere così: noi crediamo che la nostra quotidianità sia noiosa, ma Cristo passa di lì ogni giorno con quella carica di novità, che sta a noi riconoscere.” Vediamo Cristo con uno sguardo nuovo nei familiari, negli amici, negli avversari, in noi stessi anziani e bisognosi di affetto… Cerchiamo di non essere portatori di un innocuo cristianesimo: quello del “cuoricino”. Tino
Un Dio bambino: perché?
Per capire che anche Dio va cullato, curato proprio come un bambino indifeso. O un anziano troppo stanco.
Per capire che un bambino non può operare sempre miracoli, ma va contemplato nel suo innocente abbandono. Noi dobbiamo fare la nostra parte e chiedere solo di avere sensi nuovi.
E accoglierlo e fargli compagnia: a un bambino non si dovrebbe negare cura e attenzione.. ma questo bambino è spesso abbandonato, dimenticato in castigo nell’ angolo più buio.
brava Anna, è molto toccante il riferimento al bambino spesso abbandonato, dimenticato, a volte ucciso dalle guerre…