NATALE DEL SIGNORE

«È Dio e mi assomiglia». L’espressione è messa in bocca a Maria che contempla il Bambino Gesù appena partorito, in un testo teatrale del filosofo francese Jean-Paul Sartre, scritto in un campo di prigionia nel Natale del 1940.
È un modo assai felice di esprimere lo stupore autenticamente cristiano di fronte al mistero dell’incarnazione. Ed è significativo che esca dalla penna di uno scrittore dichiaratamente ateo. Segno che noi oggi celebriamo il mistero del compimento della nostra umanità.
Il Natale è indubbiamente la festa più cristiana che ci sia perché ha il coraggio di mettere al centro Dio che diventa uomo. È un fatto umanamente inaspettato e sorprendente, un dono che soltanto Dio poteva decidere. Eppure il Fatto del Natale è l’unico evento della storia che permette ad ogni uomo – anche a colui che si dichiara non credente – di sfuggire alla propria incompletezza, alla propria imperfezione. Infatti, senza Cristo l’intero universo rimarrebbe senza senso.
Come ebbe a dire un altro filosofo, questa volta cristiano, Niccolò Cusano, cinquecento anni prima di Sartre nel Natale del 1440: «Tutte le cose raggiungono il loro fine ultimo soltanto mediante Cristo. Infatti, se Dio non avesse assunto la natura umana, l’universo nella sua totalità non sarebbe compiuto e perfetto, anzi non vi sarebbe affatto un universo». Se volessimo dirlo in altro modo: nella notte di Betlemme, quando il bambino Gesù viene adagiato nella mangiatoia, giunge finalmente a compimento l’opera della creazione.
Immaginiamo un filo che, ancorato solidamente ad un principio, sia come penzolante a mezz’aria senza trovare il suo destino: non vi potremmo appendere nulla. Invece, ecco il Verbo fatto carne: in principio era presso Dio, e facendosi uomo dà un destino a quel filo, gli regala un nodo per attaccarsi all’infinito. E così dà un senso all’uomo e a tutto l’universo. Carissimi, se talvolta la vita ci sembra non avere un senso, è perché non la appendiamo a questo filo, e ci ostiniamo ad affidarci ai nostri appigli provvisori, spesso penzolanti nel vuoto. Invece, guardiamo Gesù e rinnoviamo lo stupore di Maria: è Dio, e ci assomiglia!
A Natale celebriamo il compimento della nostra umanità. Giunge a compimento l’opera della creazione. E’ il filo conduttore del nuovo libro di Agostino Clerici “Voglio nascere” Tino