VENTINOVESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

«Tra voi però non è così». Bello quel «tra voi». Significa «dentro la Chiesa», nelle relazioni che i discepoli di Gesù intrecciano tra di loro. Ma sta anche ad indicare lo stile missionario della Chiesa nella sua relazione con tutti gli uomini.
Gesù vuole insegnare un nuovo modo di esercitare l’autorità, di gestire il potere. È un tema che ci riguarda tutti, perché, piccolo o grande che sia, un potere ce l’abbiamo tutti e l’ideale evangelico non è rinunciare ad esercitarlo ma gestirlo con la stessa logica che ci ha insegnato e mostrato Gesù. Rinunciare ad esercitare l’autorità che ci compete è atteggiamento da pusillanime, che provoca tanti guai dentro e fuori la Chiesa. Del resto, due genitori che rinunciano ad esercitare l’autorità sui figli creano un vuoto educativo che ha gravi conseguenze proprio sulla vita dei figli. Al tempo di Gesù il potere era gestito entro una logica di oppressione e dominio del più forte sul più debole, del capo sul subalterno.
Noi oggi abbiamo una visione più democratica e rispettosa delle individualità, ma il quadro è spesso confuso in quanto sono saltati i ruoli: un potere, quando è condiviso, spesso semplicemente non è esercitato da nessuno e allora ci si impantana in un estenuante palleggio di responsabilità. Perentorio giunge anche oggi il «non è così» di Gesù. Ma se non è così, com’è? Gesù usa due parole: servitore e schiavo. Al suo tempo erano schiavi un terzo dell’intera popolazione dell’impero romano, spesso con incarichi tutt’altro che umilianti. Schiavo significava essere al servizio del progetto di un’altra persona, e così lo intende Gesù per indicare prima di tutto la sua missione, il suo potere di salvezza per tutti gli uomini, che ha come fondamento la profonda dedizione alla volontà del Padre di cui egli è servitore e da cui dipende.
Il potere di Gesù è dunque servizio, un potere che non schiaccia dall’alto ma che si dona dal basso. E chi lo vuole seguire deve primeggiare allo stesso modo, facendosi carico dell’altro come di un dono prezioso che gli è stato affidato. Questa è la logica del potere di Dio – del regno di Dio – e ogni cristiano la incarnerà a secondo del ruolo che riveste nella comunità.
Scrive Don Agostino: “Il potere di Gesù è dunque servizio, un potere che non schiaccia dall’alto ma che si dona dal basso”. Oggi Il mondo è caratterizzato dall’individualismo sfrenato e non si ha più cura dell’altro, nemmeno nella famiglia. La Chiesa dovrebbe essere invece una relazione tra le persone, in cui ciascuno sia disposto a prestare il suo servizio, a secondo del ruolo che riveste nella comunità. Tino
Esercitare il proprio potere è la perenne tentazione: vi è sempre qualcuno più piccolo, ” al di sotto” ( l’ultima ruota del carro) su cui manifestarlo. Gesù suggerisce un altro tipo di relazioni ” fra di noi” . Lo spirito di servizio previene, anticipa più che ubbidire. Prende su di sé, condivide, ha cura. È cordiale, sorridente. Rende fratelli e amici. Appunto Gesù, desiderando che i discepoli siano gli uni servi degli altri, per sé vuole semplicemente amici. Gente che non ingobbisce la schiena, ma guarda dritto negli occhi. Ad altezza d’occhi, per giungere al cuore.