EPIFANIA DEL SIGNORE

Il racconto che l’evangelista Matteo ci fa dei Magi è davvero singolare. Per certi aspetti, ha i tratti di una fiaba esotica tutta incentrata su una stella particolarmente luminosa che mette in movimento alcuni astronomi capaci di associare fenomeni celesti a fatti terreni.
Curiosa è la stella che… «si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino». Ma se mettiamo tra parentesi la stella – la cui funzione è quella di essere un segno dall’alto – il racconto ha una sua serietà storica: uomini che si mettono in cammino, non intellettuali da scrivania; e che vanno ad interpellare la massima autorità nel suo palazzo, quel re Erode che invece si limita a mandarli a Betlemme, ma lui non si muove affatto. E allora sulla scena troviamo davvero il campionario dell’umanità: intraprendenza, coraggio, tenacia, gioia, umiltà, prudenza dalla parte dei Magi; turbamento, scaltrezza, menzogna, calcolo e raggiro che si respirano come aria pesante nella reggia di Erode (che sappiamo che cosa farà, poi, con le informazioni avute dai Magi).
Che cosa aggiunge questa storia al Natale? Certamente, proclama che la nascita di Cristo è per tutte le genti, che il Vangelo è universale. Ma la vicenda dei Magi che «vennero da Oriente» dice a noi un’altra verità a cui faremmo bene a prestare attenzione: a prostrarsi e ad adorare il Bambino Gesù – dopo che lo avevano fatto i pastori, persone che stavano al margine della società di allora – sono personaggi strani che sono fuori dalla cerchia religiosa degli ebrei. Il racconto dei Magi – come già in parte quello dei pastori – ribalta le nostre categorie di «vicini» e «lontani»: di fronte al Figlio di Dio fatto uomo, si avvicinano i lontani e s’allontanano i vicini. Erode con i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo sanno ma non vanno, anzi rimangono ingessati nella loro reggia.
Si direbbe che solo chi è animato da domande profonde, come i Magi, affronta coraggiosamente un viaggio lungo e pieno di imprevisti. Noi, ce le abbiamo dentro queste domande o siamo soddisfatti delle quattro cose che crediamo di sapere di già? Anche noi, soprattutto noi, oggi dobbiamo prendere «un’altra strada»…
I Magi sono studiosi di astronomia, ma sono soprattutto persone di fede. Scienza e fede percorrono strade parallele, ma non sempre in contraddizione. Il coraggio, la tenacia, la prudenza, l’umiltà dei Magi li hanno avvicinati da lontani al Figlio di Dio fatto uomo. E noi siamo davvero vicini?
Al termine delle feste di Natale, ci possiamo chiedere: che cosa abbiamo fatto in questi tredici giorni? Ebbene in questi giorni i Magi hanno camminato tanto, tanto, tanto. Hanno profondamente desiderato e proprio per questo hanno fatto più di uno sbaglio… Se ho un desiderio grande nel cuore, non devo avere paura di sbagliare. Scrive don Agostino nel libro -Tredici giorni. Da Natale all’Epifania- Il Settimanale 2010: ” Non temere il buio. Cerca, e anche tu, te l’assicuro, sarai trovato.”