Le gocce d’acqua delle nostre famiglie

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Se il Natale è Dio che si fa carne, la festa della Santa Famiglia è il Natale che si fa carne. Il Fatto ha bisogno di incarnarsi nel quotidiano e la prima carne che prende è la famiglia.

La Chiesa continua a ripetere «oggi» per otto giorni quasi si tratti di un unico giorno che si estende nel festivo e nel feriale. E inanella, come in una collana, tanti grani: c’è la festa di Stefano, il primo martire cristiano; c’è la festa di Giovanni, l’apostolo dell’amore; c’è la festa dei Martiri innocenti, i bambini uccisi dalla furia omicida di Erode. E c’è la festa della Santa Famiglia. È un percorso di vita in cui il dono di Dio diventa concreto. Cori angelici e pastori sono spariti, Maria e Giuseppe sono alle prese con un bambino che piange, ha freddo, ha fame… D’accordo, è il figlio di Dio, ma è uguale a tutti gli altri bambini e i suoi genitori hanno gli stessi problemi di ogni papà e mamma. Anzi, qualcuno in più. Giuseppe si sarà sicuramente domandato perché deve fuggire in Egitto con Maria e Gesù: è proprio necessario, visto che quel bambino è il figlio dell’Altissimo? Ed è necessario anche quel viaggio a Gerusalemme per adempiere la legge di Mosè e presentare al tempio il primogenito maschio e offrirlo al Signore? Ma non è lui il Signore? Sembra davvero che lo straordinario del Natale si disciolga in una pratica ordinaria, finisca a cercare la sua verità in una trama del tutto normale, segnata da viaggi, fatiche, preoccupazioni, domande. Esattamente quello che accade alle nostre famiglie. E qui ciascuno di voi avrebbe il suo racconto da fare, la sua goccia d’acqua da mettere nel calice così che si disciolga nel vino che diventa il sangue di Cristo. Non dimentichiamo mai di farlo, affidando al Signore Gesù – e anche a Giuseppe e Maria – la trama fitta dei tessuti delle nostre famiglie. E contempliamo e imitiamo la tenerezza del vecchio Simeone che prende con gioia tra le braccia il bambino Gesù. Dice una bellissima antifona di questa festa: «Il vecchio teneva in braccio il bambino, ma in realtà era il bambino che sosteneva il vecchio». Proprio così. Anche noi accogliamo il piccolo Gesù, e lo teniamo in braccio per essere da Lui sostenuti.

2 thoughts on “Le gocce d’acqua delle nostre famiglie

  1. Se non fosse nato quel bimbo divino, che triste fatica la nostra vita! Invece ora ogni giorno è festa anche senza segni particolari. La grazia dei giorni feriali ci accompagna, ci sostiene, ci dona gioia.

  2. Anch’io cerco con gioia di tenere in braccio il piccolo Gesù, come ha fatto Simeone. Riuscirà a sostenere il mio corpo vecchio, stanco, con barba e capelli bianchi ?

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